Voglio ammaliare il tempo
come fosse un uomo, il mio
che sa legarmi stretta,
agli angoli di un'ora, l'ultima.
Col fiato caldo sul suo collo
sul corpo che rammento, ancora adesso,
di stille di saliva nuova
e poi depositare sul suo cuore,
il mio fonema antico, sillabe d'amore.
Voglio attraversare un'anima
bagnarmi dell'eterea sua materia
farne un abito di trasparenze,
sul finire di un tramonto incandescente.
Raccolgo gocce di sudore,
di un'estate che volge e muore
sulle onde sempre più spumose,
adagiate come sirene sensuali.
Sento le mani colme di solitudine
coppe vuote di nutrimento e sete,
dove poggio l'apparente vita
sempre in fuga,
come ibrida falena.