Tradisci il mio nome, dimenticami
nella nebbia della notte e poi ricordami
nell'avvenire dello scalzo mattino.
Fuggi lontano sul vascello dell'attesa,
ammira l'isola del silenzio
e piangi diamanti quando la luna
sarà coperta dalle nuvole scure.
L'armatura del pianto svanisce
nella brezza salmastra.
Addio fresca fanciulla dell'arsura,
sigillati l'anima nel corpo del salice curvo.
Attendi il mio ritorno supino
sul letto del fiume vorticoso.
Setaccia i flutti imperscrutabili
con le verdeggianti braccia stanche.
Osteggiano ancora il nostro amore;
cospargi d'olio le membra della tua sofferenza
e svanisci nel rogo della passione,
urlando la compiutezza di un'impietosa vendetta.
Allora le ceneri tue s'intrecceranno
ai capelli d'un corpo insepolto
pugnale illibato che rescinde imperioso
condotto d'aorta per l'eterno riposo.