Oggi, solite foglie sul velo
di quest'estate che muore
vita fugge, come su un treno
in corsa verso il nero
dell'ignoto,
tra le magnolie rancide di memorie.
C'è chi lotta e chi và,
io resto qui ancora un po', mi culla l'idea:
percepire un'essenza seduta accanto,
abbracciandola quando il vento è troppo forte
per perdere ancora violento il battito di ciò che non c'è.
Senza pensare, per una volta, a quel che resta.
Provare, in tale stato inesorabile e continuo
dei giorni miei
assente.
Cercami se sentirai
un vento troppo forte, non ti spezzerà, oh giunco,
non spazzerà via le spoglie verso un qualunque oblio lontano
nella mente.
La casa dove potrai chiudere le ali,
posare l'ormai vuoto capo stanco, ma sul quale tutt'ora intravedo quei caldi filamenti d'oro; branda
per accogliere
queste labbra tremanti,
un corpo esangue,
dall'altra parte del tempo,
quando esso si congiunge all'infrangersi delle miriadi di flotte
costeggianti acque marine. Sarò io,
spegnendomi solo nel bagliore da cui ha principio
la tua esistenza.
Mentre ogni fiato brucia...
mentre una carezza si libra nell'aria
LEGGERA...
Vola sempre, ti prego, anche dopo di noi.