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Funere mersit acerrimo

La tua voce mi giunse: la sentivo
sospesa sul filo di un ombra:
«Pinuccia... »
Ed io mi volsi:

Di volata, andavo
al balconcino per rapire un fiore
all'estate trascorsa;
ce n'era uno:
lo colsi, in uno strappo...
dolcemente, presagendo
il ritardo.

«Padre,
da me, ricevi queste fiore,
bianco,
come il tuo cuore,
che fu scevro da inganni. »

Nel dormiveglia, un canto mi raggiunse,
come da un girotondo...
Era la mamma, venuta...
Nel sembiante di fanciulla...

«Figlia, in quel giorno,
c'era la mia gioia:
ero insieme alla mamma. »

«Ma giorni fa, il sogno
fu tremendo: ero presso una tomba;
sull'altra sponda,
dietro a un muro d'ombra,
ce n'era un'altra, coperta di foglie.

Domandavo alla mamma:
«Che succede??... »
Mi rispondeva solo
in un singulto.

Perdono,
per l'assenza;
non mi informò nessuno.

«Figlia, lo so...
nella chiesa deserta, in mezzo ai fiori,
non ho visto che voi,
soli... divisi
da una spessa muraglia. »

«Papà, candido fiore,
per gli strali spietati,
a me rivolti,
che hanno fatto violenza,
sul tuo cuore,
per i sensi di colpa
e i non risolti dilemmi familiari,
io ti chiedo perdono. »

 

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