Sogni accorrete, sogni venite!
Raggiungetemi all'adunata dei sogni.
Specchiatemi dunque dove sorgono
i lembi del mio divenire
e raccontate, così che tutti lo possono sentire,
qual è la mia storia,
il vero romanzo della mia memoria.
E poiché io persevero nel mio dimenticarvi
marcatevi un istante col foco
sulla parete del mio risveglio, così che io vi veda
e possa chiedervi chi sono.
Crescete nell'infecondo terreno
di un arido essere che rifiuta sè stesso;
crescete magnificenti e bronzei
tanto alti da specchiarvi nel centro del mare.
Generate frutti generatori,
che caduti, maturi si perdano
nella distesa inconsistente della conoscenza,
ma raccolti ti nutrano, di tutto ciò che hai bisogno di avere:
il seme della tua verità germoglierà nel cuore del corpo,
attanagliandosi avido com'erba infestante
alle torbide carni, che ospitano l'indomito spirito che accusa.
J'accuse!
E schiaffeggiando la realtà
da una riva all'altra del medesimo fiume in piena,
essi ne perderanno il senso,
finché un cadavere trascinato dal fango
oserà destarli dal loro rincorrersi, insensato rincorrersi.
Taceranno un istante.
Poi si tufferanno come prede affamate
sul misero bottino e lo culleranno dolci
fino a vederlo scolpire lacrime di una gioia vera.