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Novantasei

Con te disiar nulla più d'una casa senza muri,
ove magari lasciar riposare il cuor nostro da tempo affranto,
ed aver per finestre le luci del mare, coi suoi suoni sicuri...
ed alzando insieme lo sguardo nostro, intanto,
aver lassù le nuvole ed i loro contorni impuri,
suggerendoci forme e pensieri sol col loro accento,
fino ad empirci di vita, con poco o nulla, i giorni più duri,
fino a compensarne il più piccolo dolore, ricordandolo a stento...

Eppur sapendo questo mondo non certo costruito da cuor palpitanti,
ma in fondo appuntito, in taglienti lame, da sangue e lacrime stillanti,
ed ogni volta piangendo, palesarsi in muri, dolori, e grida sciamanti,
se persino chiudere gli occhi fuori parerci non più di altre paure pedanti,
o una fantasia del destino, per immaginar di vivere non più in troppi, ma in tanti,
a disiar nulla più di pochi schioppi di vita, senz 'affanni e senz'incanti,
per cui eriger sin dalla culla il pulpito di vecchi muri, fatti solo di stenti...

Eppur ostinandosi questo cuore a sentir dell'umanità il battito, e non quei muri rimpianti,
se non altro per aver visto una volta, per errore, delle nuvole disegnar qualcosa, per pochi istanti...

 

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