Non so cos'è
che mi spinge qui,
ad osservare il fiume.
Lo stesso percorso,
lo stesso cammino a ritroso.
D'estate vuoto,
come un letto abbandonato,
seguire le sue impronte,
tracce di un passato
sui sassi, levigati dal tempo,
i suoi respiri,
scrivono parole,
fotografie di un attimo,
di un momento.
Scure in volto,
le acque d'autunno
fanno mulinello impetuose,
il loro lamento,
la loro ribellione,
non esiste un perchè
di quello scorrer veloce,
una ragione.
Si aggrappano alle sponde
come volessero ritornare
indietro,
a quella forza che le trascina.
Più avanti si sono calmate,
già rassegnate,
lacrime furtive.
Sanno già che il fiume,
inesorabilmente,
andrà a morire.