Abbasso lo sguardo
trafitto dalla luce intensa,
nascondo gli occhi
dietro le folte ciglia,
chino il capo senza stupore
guardando sul selciato
briciole di anni, cadute
da una sacca bucata.
Gli ho maneggiati con cura,
portati sulle spalle
leggeri come il vento,
pesanti come cartone
bagnato e pressato.
Mi hanno insegnato la conta dei numeri
scorrendo le dita sul mio pallottoliere di legno
prima di muovere le labbra
e far uscire il sibilo della parola,
lo faccio da troppo tempo ormai,
ma i conti non tornano più.
Latrati di cristallo appannati,
illuminati dal mio volto di donna,
dietro una schiera insolita
di macchine a vapore
che stridono cigolando
ricordandomi il tempo passato
che devo rammentare... non rammendare
su questo presente che sa di nuovo,
d'ingorghi d'anime,
"di zucchero filato e fantasia."