Da tue
indefinite mani
l'ho ricevuto
anni fa
quando sciolse
qualche mia benda
e mi indicò
il perfetto respiro
il ritmo
del darsi e del dare
inconsapevolmente
ricevendo
come pista sgombera
questo circuito di vita.
Non è questo mio corpo
il confine
che mi fa dimensione.
Non sono nemmeno
le mie ali, la mia mente
il ceppo duro che sono
su cui scalpelli risoluti
lavorano e con cesoie
affilate i residui tenaci
asportano.
No, non sono io
il mio confine dunque
ma solo ciò che faccio
e desidero e penso
il mio respiro di notte
quando il sè
s'allontana sfarzoso
e schiude le mie pareti
di vita.