Ricco di piume e di soave canto,
l'uccello innamorato disse a lei:
<Se fossi ricco e grande lo direi,
offro soltanto amore e non mi vanto.
Rallegro il giorno intero di gorgheggi,
anche se minuto, assai zelante,
ti diletto con fischi e con volteggi,
sarò per te sicuro un buon amante.
Ecco, sono per te questi saltelli,
largheggio in trilli, canti e piroette,
pasci i tuoi sguardi e se li trovi belli,
sian le tue pretese bene accette>.
L'adulata schernì, raspò incurante,
d'una festuca fece bella mostra;
volò lontano, s'eclissò un istante
per poi abbandonarsi tutta nostra.
Dispettosa guizzò, si volse a lato,
lo scrutò sul retro come di sfuggita,
e frugando saltellò nel vicinato.
Tornò cantando, la voce intenerita:
<Taci, lesto alipede pennuto,
conosco il tuo manto scintillante,
molto galante trovo il tuo saluto.
Mi piaci policromo e cangiante,
eccomi a te mio spasimante>.
Si alzarono in volo lievi e belli,
fiottando con balzi sincopati
e si perse il mio sguardo fra gli uccelli
che l'acclamavano in coro rallegrati.