Ricadute su ricadute.
Passi pesanti su passi pesanti.
Pelle ferita da tagli indelebili.
Pelle cosparsa dalle cicatrici invisibili di questo mio disagio.
Quel disagio che mi accompagna da sempre, che mi tiene per mano da tutta la vita.
Sento muoversi dentro me il bene e il male.
Sento il loro mescolarsi lento, come fossero acqua e ghiaccio.
Freddo. Il freddo invade il mio corpo.
Il gelo mi percuote e spoglia i pensieri da ogni protezione.
Sbatto le ciglia dieci, venti, trenta volte fino a sentire fastidio.
Questo fastidio che cresce lo sento, riesco a percepirlo.
Allora mi accorgo di esistere in questo attimo di tremende battaglie interiori.
Riaffiorano i ricordi.
Di quando da piccola rincorrevo farfalle senza mai afferrarle.
Rincorro con la mente i miei giochi solitari, le mie macchinine e l'insalata della sera.
Come un lampo funesto ritorno al presente.
Alla solitudine di questa stanza e al tremore di queste mani.
Ritorno dentro quello che di me oggi resta.
Briciole in questo eterno fluire del mondo.
Mi accorgo di essere quasi niente a cospetto dell'universo a me intorno.
Mi immedesimo in un fiore.
Piano sfiorisco.
Lenta mi accingo alla fine.