Il sole mangia senza motivo
la mia pelle.
I miei piedi indugiano
su travi di
fragili sogni.
Le mie mani mescolano
la stanchezza di ore
passate a costruire
mura.
Le tue.
Che accolgono,
separano,
imprigionano.
La vita
affamata e gravida
mi ha ceduto a questa terra
rendendomi scarno numero.
E tu.
Mi guarderai
svogliato.
Tu.
Straniero
di ogni sorriso,
storpierai il mio nome.
Tu.
Chiamerai la mia morte
< Bianca >
come la tua camicia,
quando stizzito
sbatterai via la polvere.
Cenere.