Vicenzo Corbo prende spunto dal pensiero filosofico oraziano per ricordaci che la nostra condizione non ci permette di conoscere le vie del futuro ed è per questo che dobbiamo approfittare del presente. Nel verso precedente a carpe diem Orazio scriveva "Dum loquimur, fugerit invida aetas", una considerazione ancora più spinta e materiale. Corbo va oltre la temporalità del vivere oraziano, mira all'infinito, il che dimostra che la vita non va vissuta senza uno scopo, ma assaporata per il suo vero scopo: la vita eterna. Bravo Vicenzo, come sempre.