Chiedi alle tue mani
che hai condannato per sempre
a nuotare nel guano stritolante della vergogna
di abbandonare
la famiglia degenere del tuo corpo
chiedi alla stanza d'acciaio dei tuoi rimorsi
di urlare fino a massacrarti l'anima
perchè tu oda la voce stridula e graffiante
della tua insulsa cattiveria.
Dove mai celasti
gli spilli incandescenti della tua anima imputridita
mentre facevi mordere le dita innocenti
di coloro a cui hai rapito il domani
da serpenti di droga e denaro?
Chiedi al crocifisso che hai tradito
di accecarti lo sguardo
fino a inondarti del supremo pentimento
per avere annientato
in ogni giovane che umiliasti
il tuo stesso essere giovane
per avere reso la tua tonaca
un tempo fiera
un cimitero di diluviali lacrime
verso chi si rivelò indegno
di camminare in essa.
Più non chiamare vita
ciò a cui non consentisti
di essere vera, autentica, melodiosa vita.