Atterrito,
fuggo dalla voce
che mi si insinua dentro
e rivela spudorata
il mio vivere banale.
Atroce,
come è il pensier dell'uomo
che vive consumato
da un misero talento,
che volge soddisfatto
di un lieve ricercare.
Tu dipingesti i corvi
nel nero e cupo volo
sul grano giallo ed oro
delle colline estive.
Mi struggo nel dolore
ma non ho dato ai giorni
nessuno dei colori
che il cielo meritava