Le sue mani ormai arate
dai lavori della vita,
lei giovane,
mia attenta protezione
regala ai miei pensieri
il modo d’incendiare.
E penso a quanto tempo
avrò dovuto starle in grembo:
il mondo intorno a noi,
al corpo solitario.
Avvolto poi dai rami
della quercia io bambino
per vivere di lei,
col succo della vita.
Adesso volo via,
lontano coi miei passi
e t’amo ancora madre;
come un gabbiano in mare,
io penserò al mio faro.