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V Stazione

La paura si svena sul viso
il cuore trafitto sobbalza
la folla impaziente l'incalza,
così aspirato dal vento
docile come un bambino
si piega si curva e s'inarca
e pesante riprende il cammino.

Da una rupe di viltà solo
raccoglie il dolore il lamento,
la purezza nuda d'un sogno
lungo il crinale del tempo.

Come vela che prende la brezza
quando la vita apre la mano
distesa per una carezza
accoglie nel gesto d'affetto
il filo di un bene lontano.

Nel crepitare dei giorni
dove la morte non ha confini
né sesso né età né ritegno,
dove la fede sembra bruciare
senza calore né umano sostegno,
trova la croce su cui incatenare
la drogata follia.

L'anima indebitata sconterà
il primo brivido d'amore.

 

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1 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Don Pompeo Mongiello il 09/04/2015 09:05
    Condivido il commento e lo faccio mio, ma aggiungo il mio complimento.

1 commenti:

  • Anonimo il 09/09/2011 10:33
    bellissima roberto... originale nel finale... complimenti... lirica meravigliosa...

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