Fummo indifesa,
esuberante gioventù
e in un frammento di cenere di odio
che si avventò sulla nostra delicata innocenza
non fummo più.
Porterò con me
la salda saggezza amorosa di mamma Concetta
il fiero spirito operaio di papà Michele
le carezze di mio fratello Claudio
cugina
quel cappio al collo più non odora
della tua raggelante gelosia
zio Michele
io non vi ero
in quella notte in cui
decideste di accordarvi con la morte
perchè salire mi facesse
sulla sua carrozza di piombo;
vivrete nella ragnatela di certezza
che la vita che non tradisce
mi ha preso prima di voi.
Yara mi chiamavo
e Dio in dono mi concesse
di scoprirlo attraverso mille volteggi
timide ma fiere acrobazie ginniche
ritmo che si dondolava
su gemme ancora acerbe di futuro;
quel giorno, però
la musica scelse di arrestarsi
e risucchiò i miei passi
divenni volo
che da laggiù non potete percepire
ma che vi insegnerò ad amare
i nostri sorrisi
puri come ruscelli di miele
vi insegneranno
a non dimenticarci.