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Stritolante bulimia

Tu solo, specchio
le lacerazioni conosci
di questo mio scomposto
ingannevole, incatenante cibarsi
che si insinua preciso
come un coltello di rame
nei recessi del mio tremante ventre
mangiare
come missione suprema
del dimenticare
o forse soltanto
del volersi rifiutare di ricordare
il corpo di donna
che mi fa donna
desiderosa di diventare sorda
ai rumori ansimanti dell'anima.
Il frigorifero troneggia
spavaldo e ricolmo
come le tasche traboccanti
di un manager dalla vita insanguinata
dal calpestio della brama di ricchezza
le mie lacrime
incapaci si riscoprono
una volta di più
nel diario indiavolato del sempre
di arginarne la porta;
si apre e si offre
come una danza accecante di morte
e le mie labbra
non sanno mai nascondersi;
resta soltanto
l'ombra della mia morente ombra
abbracciata alla tazza del bagno
con il dovere di rimettere
quanto desideravo fosse vita
e invece era soltanto
il ruggito del mio cadavero
di ragazza fragile e insicura.

 

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5 commenti:

  • Anna Rossi il 22/10/2011 00:17
    è un tema molto difficile. lo hai saputo trattare con attenzione, sensibilità e profondità analizzando i processi che sono legati alla manifestazione di questa malattia. le tue parole hanno saputo scavare le ferite dell'anima quando si riversano sul corpo. è un grido di aiuto ma non sempre si riesce a coglierne la drammaticità. lode per la tua abilità poetica.
  • loretta margherita citarei il 21/10/2011 22:00
    è una brutta malattia, complimenti 5 stelle
  • Anonimo il 21/10/2011 21:01
    Cosa stritola di più se non la paura di essere giudicati... fino all'espandersi di un io silenzioso che non riesce a sbocciare... a gridare... petali di solitudine, di dolore, di vuoto... stratificati!
  • cristiano comelli il 21/10/2011 19:23
    Grazie molte, Teresa, so che parlare di queste cose è scomodo ma lo ritengo doveroso. In un periodo in cui la donna è purtroppo mortificata da certe ignobili forme di sfruttamento pubblicitario, vi è un altro mondo femminile che soffre per insoddisfazione diverso la propria identità provocata da certi nefasti messaggi pubblicitari, appunto. Quessta riflessione in versi vuole essere il semplice ma sincero e fraterno invito a donne che si trovano in questa situazione a ritrovare quella regalità e quella nobilità di modo di essere che possiedono già in loro. Innanzitutto a non avere paura di manifestare questa debolezza e quindi di sottoporsi magari anche a un percorso terapeutico. Vi è qualcosa di più grave di un problema ed è la paura di ammetterlo a se stessi. Vale non solo per le ragazze affette da bulimia, evidentemente. La cosa peggiore del problema è non ammetterlo a se stessi o se stesse favorendone così la crescita fino alla lacerante ingestibilità.
    Grazie e saluti cordiali.
  • teresa maria serena ascanio il 21/10/2011 19:17
    è meravigliosa, hai descritto in modo preciso questa malattia che purtroppo come l'anoressia si diffonde tra le giovani donne, la nostra società impone canoni errati, la famiglia talvolta è presente ma non come dovrebbe e basta così poco per perdersi e non ritrovarsi e passare intere giornate a punirsi, dovremmo rieducarci, dovremmo coltivare semi per un domani migliore non imporre la morte a piccole dosi. Molto apprezzata. Dobbiamo parlere di questi temi così come hai fatto tu. baci bravissimo.

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