Non gemere, dolce aratro,
domani i campi
ti riprenderanno tra le loro braccia
perchè tu sorrida nel carezzarli;
a te soltanto
le mie membra hanno saputo raccontare
la biografia urlante delle mie fatiche;
tu solo
parlare sapesti e sai
con il Dio profumato della semina
e sapesti indirizzare baci al sole
quando le spighe
germogliavano dal grembo dei suoi raggi.
Dire non so
chi mi desiderò contadino
chi seppe leggere
la fierezza indescrivibile del coltivare
nel mio cuore non ancora cuore;
nè comprendere saprò mai
la gaiezza dei passi faticosi
eppure mai prostrati
dei miei adorati buoi.
Suona un'altra sveglia
freccia di zucchero
nella freschezza cesellata dal mattino
l'impronta del sapone
su un volto che luccica della prima barba
e un bicchiere di latte
che corteggia le mie labbra
oggi come ieri
e poi il lavoro bussa alla porta;
campi, attendetemi
sarò vita
in tutto ciò che su di voi e da voi
avrò saputo far germogliare.