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Dolcezza di campanella

Suona
come una nenia di cristallo
che seduce passi scomposti di danza
dolce, indomita campanella;
intona alle orecchie dei miei studenti
quella lieve ma fiera
scultura armonica di note
che ha nome sacrificio e responsabilità
perchè su quei banchi
ormai fatiscenti
e dal legno sbuffante ed esausto
possano vedere riflessa
l'immagine nitida del loro sfavillante domani;
suona, suona ancora
suona per salutare festante
l'inizio e la conclusione di ogni ora
perchè io che maestra scelsi di essere
lo sia sempre e incessantemente
prima di tutto di me stessa
che in me possa ruggire lo specchio
di quanto non seppi dare ai miei alunni
per potermi dare a essi di più;
quanto beata potrei chiamarmi
se nel fruscio inquieto
delle pagine altalenanti di un sussidiario
potessi trasmettere loro
il gusto incontaminabile
del conoscere per crescere
del crescere per capirsi
del capirsi per amarsi e per amare
e dell'amare
per non rinunciare mai a ricominciare;
Dio
insegnami a non restare intrappolata
nei freddi nomi di un registro di classe
ma ad amare in quegli stessi nomi
destini, storie, inquietudini e speranze
di figli dei quali in fondo
ho sempre saputo di essere madre.

 

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