Sanno sempre gustare
il sapore impalpabilmente zuccherino
di un sole orgoglioso
queste mie montagne del Trentino
che mi vollero e crebbero figlio;
tra la voce incontaminata
della neve che non tradisce
mi scorsi anelito di libertà
che dirsi poteva felicità
solo se ammantata
di indomito impegno sociale;
Italia mia,
ti amai ancora prima di sapere il tuo nome
amai quella strada ancora ignota
che dall'Austria mi conduceva a te
amavo l'inchiostro
che sapeva desiderarti
dalle colonne infuocate
della mia "Voce del Trentino".
Adorato Dio,
padre di ogni traballante creatura
che in te si veste di saldezza e forza
come mai potrò renderti grazie
per aver permesso alle mie sofferenze
di rendermi più forte
per te e per i miei simili?
Parole non saprò mai trovare
per cantare nel vento la gioia
di aver potuto prendere per mano
quest'Italia che credeva di morire
e mi chiamò per rinascere;
Francesca, compagna mia diletta
il nostro amore intenso e puro
fu quanto mi permise
di guardare negli occhi il vivere
anche quando i respiri si comprimevano
e le mie membra si attorcigliavano
in quel carcere fetido e immeritato.
E a voi che mai conoscerò
Alcide vostro
cuore di italiano, popolare e democristiano
lascio il dolce consiglio di amarvi
per saper davvero amare questo paese
per il quale Dio mi insegnò
a dare senso a lacrime e sorrisi.