Un altro mattino leggermente turchino
un po' diafano, chissà
forse miraggio effetto Morgana,
sbadiglio assonnato, espande
ma evapora all'istante
strana luce
su mimetica scala traspare.
Chi è quell'uomo che mi guarda?
emerge dallo specchio come sogno slabbrato
di un tempo rovescio carico d'imperfezioni,
ammalia i sensi in sublimare osmotica ricerca
globo lattescente mi cattura, abisso anestetico
lento, a fondo, una due, tre volte respiro,
mentre condensa il vetro appanna
goccia come lacrima attratta dal nulla
scorre sul volto riflesso in scarlatta tonalità
sospesa nel silenzio, si allunga lentamente
lascia filtrare lampo iridato d'antico splendore.
Bruno! cosa fai? è presto fa freddo torna a letto
guardo l'uomo, vecchio ti chiamano vai...,
mentre la goccia traccia improbabile meta,
si stacca, libera nell'aria risplende come diamante
mi chino, cerco d'afferrarla ma si frantuma
virando in mille riflessi filtrati da vetrose evanescenze.
Allungo lo sguardo, lo specchio riflette il vuoto
tutto rallenta, naturale deriva ordina il tempo
mi ritrovo nell'azzurro del cielo
il globo infuocato del sole è alto all'orizzonte
amplifica uno spazio incontaminato
ricompongo suadente ologramma
calato in platea deserta, c'è lei
d'altra vita s'innestano mimetici ricordi
ne seguo il ritmo in libertà emotiva
sfuma in dissolvenza nel silenzio di luce
che uno specchio non può riflettere.