Le scale ad ansa per risalir
la foce dei tuoi sciami verbali.
Tenteranno di torcerne i rami
nel loro giorno di conquista.
Di legno fradicio e sprangato il panorama
e al di qua gentile il vetro che riflette
la coagula pensosa rintanatasi tra i denti.
Frapponi le ore alle pieghe della veste,
siedi tranquilla e sorseggia
il blando gorgoglio dell'orologio
che semina i suoi passi
lungo il tempo che esplori.
Saprai ridere quando il caso lo vorrà,
tacere i giorni esplosi di frastuono
che spigoli abnegante per trovar risposte
insite e semplificate nel silenzio.
La tolda cui risali
l'acqua che abbandoni
Gli ultimi rapiti sguardi
semichiusi per un mai sapersi.
Mi dimetto dal mio seggio di profumi,
scendo i pochi abbracci che mi attendono
appostati su l'andito. Può non essere impossibile?
Un rancore d'ora innanzi, dai riflessi a perla.