Lo specchio sorseggia
baldanzoso e affilato
da onde intimidite e complici
la voce fantasmatica e diacronica
del Dio che accarezza le acque
donando loro
la compiutezza estasiante dello scorrere;
è un puledro che si nutre
di scie ineffabili e argentee di barche
questo Lario acuminato
sul cui dorso danzano indiavolati
gli stilemi un tempo anonimi
e ora fieri e armonici
della prosa manzoniana;
battello
che immortali volti anonimi
a volte impauriti
dall'impenetrabilità dello scorrere,
il lago mi sospinge verso i suoi segreti
ma di raccontarteli mi vieta,
l'inchino di Bellagio e Menaggio
è esile, scalpitante naviglio
che cerca sui pontili del tuo sguardo
fuochi d'artificio di poesia,
villa Olmo e l'isola Comacina
sono due fate di sfuggente smeraldino
che intarsiano nascondigli
in cui giocare a farsi scorgere
dal compiacimento dei turisti.
E compari infine tu.
Como
bacio scolpito
da una Venere di passaggio
funicolare di Brunate
che come filastrocca di zucchero
squarcia il cielo
per scorgere dove abiti il suo vero cuore
Baradello che custodisce
come un vecchio, incantato nonno,
il profumo ardente delle castagne.
Lario che avesti culla nell'Adda
concedi ai miei malfermi, inquieti pensieri
di rivelarsi un giorno a te giardino
perchè i tuoi fiori
più non possano abbandonarmi.