In quale scrigno di giovane cuore
riposerà ora,
nascondendosi dalle unghie infangate dall'oblio,
questo senso del dovere,
che mi portò a giocare la vita,
oltre i confini della stessa vita,
perchè la mia scintillante arma
di carabiniere dal passo ritmato
mi fosse sempre compagna
in questo mio guardare in faccia
l'immagine di un mondo più giusto e onesto?
Nando, Rita,
la mia stella mi raccontò
quanto a lungo gemeste
quando suonò fino ad assordare,
la campana della mia precoce dipartita;
ora sapete,
che il mio morire cruento e sanguinante,
era il respiro di un modo diverso
di potervi stare sempre accanto,
con l'orgoglio di essermi vissuto uomo,
e non con la sterile etichetta del santo;
a te giovane,
che forse neppure il mio nome
hai mai udito in brandelli di telegiornale,
dire vorrei,
che il brigatismo non accecò il mio coraggio,
che la mafia trafisse il mio corpo
ma non il mio impegno
scritto sulla legge del cuore
prima ancora che sul diritto;
respira a fondo, ti prego,
sulla strada dove il mio sangue
mi abbandonò cadavere
raccoglilo, ora come domani
domani come sempre,
vi sentirai brillare
quel frammento di mondo
che ancora osa sperare,
ascolta
questa fiera aria di Trinacria
che trasporta il canto etereo
degli agrumi in fiore
in lui
e in quell'ordinato,
impalpabile volteggiare,
dei gabbiani tra le labbra dell'urano,
scorgerai sempre
il tepore incandescente della mia mano,
che ti dice
"combatti per la giustizia e la verità,
vivi per colorare la realtà";
accostati
alle seduzioni timide del plenilunio
vedrai me, Paolo, Giovanni,
Rocco, Rosario,
mentre riscaldiamo
la pelle magica della tua gioventù
perchè tu abbia la forza
di essere mondo nel mondo
e l'ingiustizia
non trionfi mai più.