Pensate che mi prostrerò
all'insano pensiero
di ricamare sul vostro tradirmi
una nenia odorante di maledizione?
Credete
di aver suonato per me quel mattino
il rintocco
conclusivo e velenoso dell'esistere,
riducendomi a spettatore abulico
di corse e camminate altrui?
Davvero. gambe infedeli,
vi persuase il destino
che da quando più mie davvero non foste
avrei dovuto cenare soltanto
con minestre di gemiti e rimpianti? v
Ma vi è un segreto
che il cuore mi ha insegnato a coltivare,
e su cui mai potrete appoggiare,
le vostre unghie di ignobile inerzia;
quella carrozzella
sì, proprio quell'incrocio di acciaio,
che pensavate di offrirmi
come inevadibile ragnatela,
è diventata la mia ascensore
per raggiungere l'essenza del vero volo,
sono ciò che mai potrete essere,
pensiero in un pensiero più grande
rombo di poesie
incastrate nelle mie distrazioni quotidiane,
che ora mi hanno rivelato
di esserci per me
e per saper stracciare
dalla lavagna immacolata del mio domani,
il male che credeste di arrecarmi.
Ho in me
la sagoma dorata di un mare di marzapane
in cui non vi concederò
di nuotare con il vostro sbeffeggiarmi.
Sono i passi del mio capirmi autentico,
che non meritate di percorrere.