Curvo sul bancone,
stanco e a capo chino,
tra risa e puzzo di sigaro,
diserto il mondo;
m'accoglie l'ospedale
delle stelle mai nate,
tra corsie d'illusione
e letti di rimorso.
Ordino a mezza voce
un altro giro di giostra
e un altro ancora,
fino a raggiungere
lo stato indolore
dell'essere niente.
Niente se non una sagoma
tremolante nel fumo,
un'impronta sul bicchiere,
una rozza immagine
riflessa tra le bollicine.
Così è da sempre,
così sarà infine.
Chi nasce storto
muore annodato.