È il senso del sentire davvero
la dignità della mia pelle,
navigare con il Dio del coraggio,
in un oceano irriverente di fiamme,
perchè il diario di un fuoco avido,
non faccia scintillare nuove pagine,
in gorgheggi di fumo dissolvente;
ragazzi, alfieri del dovere,
tutti all'autopompa sei,
c'è un'esistenza
da dipingere di fiero rischio
per potersi scoprire alla fine
più di se stessa,
non si impregneranno alla mia divisa,
quei rigurgiti traditori di incendio
che sghignazzano da quel casolare abbandonato,
nè vi sarà minuscolo micio
che non possa scorgere nelle mie mani
le spade lucenti che sappiano fendere
le avide labbra del tombino
che si appresta a inghiottirlo;
scintilla l'elicottero
tra i sobbalzi d'azzurro dell'urano,
del tremare dei cuori
dei miei colleghi padri di famiglia,
si mettono sull'attenti le mie lacrime,
nel ricordo struggente di Martino,
lasciò un figlio figlio che mai potè scoprirsi figlio,
che del padre valoroso e indomito
non potrà conservare
che uno sgualcito cappellino;
"abbiamo una sola vita in noi,
e dobbiamo imparare a rischiare,
se vogliamo cogliere l'esatta misura,
del nostro saper amare",
questo mi scrivesti, Michele,
nel tuo ultimo giorno di Natale,
e chiesi alla mia anima
che quel foglio non mi lasciasse mai la mano,
il giorno lacerante del tuo funerale.
Daniele,
la paura mi rattrappisce i giorni,
il mio sguardo si è smarrito
tra le tue vesti infiammate,
mentre riconsegnavi un neonato,
allo scorrere normale dei suoi giorni,
finendo tra le spire del tuo non ritorno.
Mi resta come acqua purissima da bere,
la lettera ingiallita
su cui scolpisti la preghiera del pompiere;
"Signore, siamo piccoli soldati nelle tue mani,
insegnaci a non viverci eroi,
ma veri, autentici esseri umani,
quando il fuoco ci spaventerà,
la nostra acqua,
sarà la tua voce che canta nell'immensità;
Signore, una sola esistenza ci hai donato,
e noi ti lodiamo, con tutto il nostro fiato,
per averci insegnato, oggi come ieri,
ad adempiere fedelmente,
la nostra carezzevole missione di pompieri".