"Le forbici sono pericolose, lo sai.
Ti sporchi tutte le mani con la colla.
Stai lasciando pezzi di carta dappertutto.
Poi rimetti a posto i pennarelli.
A che ti serve lo spago?
Non dare fastidio a papà.
Ricordati che alle sette e mezza si cena."
Giocava
tra i cumuli di cartoni e montagne di plastica.
Saltellava con le sue ali di carta
allacciate con lo spago sulle esili spalle.
Rumoreggiavano dolci
i suoi piccoli passi sul cemento.
Ma i suoi occhi vedevano prati e boschi
e con gli alberi parlava: li sgridava
perché erano troppo alti.
Con le sue ali volava fin sulla cima,
ne accarezzava le foglie più sole,
più tristi, ne assorbiva i colori
poi planava lieve sui papaveri e fiori.
Fra i petali s'addormentava
cullata dalla brezza e dai profumi.
Verso sera la Natura, che anche è madre
la svegliava, con gocce di pioggia
e fame le diceva:
bambina è ora d'andare,
la cena e la strada ti bramano
ti vogliono amare, non farle aspettare.
Ricorda solo una cosa:
anche se camminerai
con gli occhi ben fissi per terra
per non inciampare,
queste tue splendide ali
di carta e di spago
mi raccomando:
non le buttare.
Mai.