Lasciavano le scarpe alla fine dei campi
che avevano attraversato
stivali piena di terra
le scarpe nuove per andare alla messa
chiamavano le campane allora
profumo di domenica mattina
il lunedì li riprendeva i campi
il lavoro e il sole cuocevano
il collo piegavano la schiena
il dopolavoro
l'ufficio postale
l'asilo e la scuola
lo spaccio dalla Maria
la frutta dall'Ernesta
il cimitero bianco in cima alla strada polverosa
noi figli degli anni sessanta
del boom economico
lambrette e cinquecento
strade vuote
ginocchia sbucciate
i lupini nei coni di cartapaglia
gare di bocce
e tornei di boccia lunga lungo le strade
gli inverni e l'odore di legna bruciata
strade piene di passi
primavere e autunni da colorare
estati alla fonte
era lontano il mare
fantasia amica mia
sbriciolare il pane alle formiche
castelli di sogni
amici che ho dovuto lasciare
tornare...
tutto sembra piccolo
quattro case
sembrava una metropoli
c'era una volta il mio paese
tutto chiuso
tutti lontani
tutto rimpicciolito
sembrava tutto grande da bambina
hanno costruito
hanno allargato
il cimitero
in cima alla collina