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Sfogo di un ateo

Ho visto un bambino annegato
steso su un tavolo
alle dieci del mattino.
Ho visto un uomo inchiodato in un letto
come un insetto trafitto
da uno spillone.
Ho visto migliaia di cose
non buone.
Mi sono sempre stupito
di come ogni cosa bella porti a Dio
e le brutte non ne allontanino.
Ma forse l'ateismo è perdente
perché al posto dei sogni
non dà in cambio niente.
Forse è un orgoglio, un emblema
mentre le religioni
anche le più incredibili e strane
sono sempre un sistema.
Forse siamo stati così abituati
fin dalla più tenera età
a credere in un fantastico
terribile, trascendente al di là
che è molto più facile ricredersi
o meglio apostatarsi
che imparare a pensare
e gestirsi da sé.
Perfino chi non crede
continua a cercare
ciò che trovare non può
né potrà
sentendosi in colpa
per il suo essere fuori dal gregge
in quello che pensa, che dice
che scrive e che legge.
Un ateo è sempre solo
tenuto in sospetto o pietà
disprezzato o commiserato
da chi voce propria non ha.
Un ateo è materialista
individualista, nichilista
e destinato a una brutta fine:
quella di non far mai parte
dei buoni.
Ma non vi viene il sospetto
che anche un ateo abbia un cuore
e che quello che può sembrare un vuoto
non sia, in realtà, che un fardello mancante
erroneamente ritenuto benefico
e in realtà assurdo
e penalizzante?
Non vi viene il sospetto
che dietro la catechesi infantile
proteiforme ed universale
non vi sia che un progetto banale
di plagio e controllo delle menti?
Non vi viene il sospetto
di esser trattati...
irrispettosamente?

 

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6 recensioni:

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  • Ivano Boceda il 13/03/2012 14:22
    Avverto un rivendicare "maggiore attenzione" che rivela più lo spirito di un credente deluso piuttosto che quello di uno spirito libero, ateo, non credente, o come lo si voglia chiamare. L'essere trattati con sospetto, discriminazione e non rispetto è il destino di quasi tutte le minoranze, anche se molti credenti possono essere definiti tali più per abitudine, tradizione famigliare e convenzione sociale che per autentica, radicata convinzione.
  • PIERO il 03/03/2012 23:36
    Il ragazzaccio Maurihuis ha il vizio di lanciare il sasso nello stagno. E meno male, così le acque dello stagno si smuovono un po', si ossigenano, l'aria si fa un po' meno mefitica. Certo, le reazioni possono essere forti; sia quelle ostili (prevedibili) sia quelle solidali (a volte imbarazzanti). Io dico solo questo: noi non credenti, essendo più "liberi" dobbiamo fare uno sforzo in più per comprendere i devoti, almeno quelli che rivendicano una loro religiosità personale.
    Per i "pasdaran" delle varie religioni, invece, e per i loro lacché in politica, non riesco ad avere comprensione.
    Forse ci scriverò una storiella.
  • Alessandro il 03/03/2012 14:50
    A volte è dura da accettare questa realtà. Spesso non mi esprimo sulla religione. I principali culti che conosciamo, sono basati su scritti antichi, umani, pieni di contraddizioni. Le "moderne" istituzioni come la chiesa mi appaiono troppo arroganti e fuori dal tempo. Eppure, non riesco ad essere ateo sino in fondo. Sono certo dell'esistenza di una, o più forze creatrici. Semplicemente, non siamo degni di comprenderne appieno la natura. Non siamo semplici reazioni chimiche, eppure nemmeno il centro dell'universo, i figli prediletti di un qualche dio. L'importante è pensare con la propria testa. Davvero una bella riflessione
  • Marco Ambrosini il 02/03/2012 16:13
    Wow cavolo hai espresso quello che io ho sempre pensato ma che non sono mai riuscito a sfogare fino in fondo, la gente fa sempre una faccia strana quando li dici che sei atea... comunque sono perfettamente d'accordo riguardo il catechismo ci riempiono la testa di idiozie imponendocele come verità assolute poichè un bambino non può far molta resistenza dal punto di vista psicologico.. ci parlano come se noi non sapessimo sognare, come fossimo pura cinicità quando questo non è vero, semplicemente noi atei ci rassegnamo al fatto che nella vita si va avanti con le proprie forze e non con il sostegno di un qualche essere superiore; ho solo due dei: la vorace Madre Natura e la mia testa!
  • Gianni Spadavecchia il 02/03/2012 16:05
    Stupenda poesia la sua! A pieno apprezzate le righe scritte e condivise del tutto. Da mille applausi.
  • Vilma il 02/03/2012 11:09
    Ho letto questi versi profondi ed incisivi più di una volta.
    Ci dai qui dei motivo su cui sarebbe il caso di riflettere, ognuno di noi lo dovrebbe fare e ne verrebbe fuori un discorso lungo e complicato, lo sai...
    Condivido le tue parole e mi sono fatta spesso le stesse domande, in particolare in certe situazioni della vita... e non trovando spesso la risposta giusta la penso esattamente come Teresa... credo alla persona, all'uomo in quanto tale.
    Non c'è differenza tra credente e non, ma c'è differenza in chi rispetta l'altro e chi non lo fa, in chi usa il cuore e chi non lo fa... ecc
    Un caro saluto... a presto

25 commenti:

  • Simona Flamenca il 04/12/2012 03:41
    Mauri, nella tua poesia ho letto me stessa! Noi atei siamo destinati ad essere etichettati dai più e a non far mai parte dei buoni, ma se per essere buona devo chinarmi alle assurdità della fede preferisco vivere portandomi addosso l'etichetta di coloro che sanno solo leccarsi il dito, puntarmelo addosso e giudicarmi... Del resto, io non li reputo più buoni di me! Io sono un'atea umanista, ho massimo rispetto per l'essere umano e per me è naturale fare del bene al prossimo o, quantomeno, tentare di far meno male possibile. Non giudico, non critico, non etichetto nessuno. Quanti di quelli che pensano che noi non siamo buoni possono passarsi un rotolo di carta igienica sulla loro coscienza senza tirar fuori tanti escrementi?
  • mauri huis il 13/03/2012 14:51
    Non sono un credente deluso e non chiedo maggiore attenzione. Non chiedo proprio nulla se non rispetto delle altrui opinioni, lo stesso che ho io le volte in cui rinuncio a fare evangelizzazione alla rovescia, se penso che questo possa ingenerare problemi in chi ho davanti. Ognuno è fatto per la sua vita. Io sono fatto per questa. Grazie comunque dell'attenzione.
  • mauri huis il 04/03/2012 19:39
    Caro Fabio, grazie per il tuo gentile commento. Io però continuo a pensare che se per Dio noi fossimo così importanti saremmo noi stessi dei semidei, e non quella piccolezza che in realtà siamo rapportati alla grandezza dell'universo (o pluriverso, chissà. Per il resto uno la fede ce l'ha o non ce l'ha, credo non per scelta. Ed è sempre molto difficile vedere la natura dell'ambiente che ci circonda fin che ne siamo parte integrante. Così è facile, per un ateo, vedere la natura della struttura ecclesiasitica con i suoi dogmi, le sue contraddizioni ed i suoi ferrei limiti, così come è facile per un credente vedere la vacuità, l'inconsistenza e l'apparente insensatezza nelle quali viene a trovarsi un ateo. Infine una cosa: io non parlavo di una religione in particolare, ma di tutte. Ed il fatto che siano così tante sembra una conferma che di ricerche si tratta, e non di rivelazioni. Grazie dell'attenzione e dei commenti. A tutti.
  • Fabio Mancini il 04/03/2012 18:24
    In merito ad alcuni commenti letti, desidero esprimere il mio parere: troppo spesso si pensa che il cristianesimo sia una sorta di passaporto per l'Eden. Non è così. Il Paradiso è un regalo potenzialmente per tutti, ma praticamente è riservato a pochi Eletti. Ai credenti che pensano che Dio ha bisogno di essere difeso da loro, dico semplicemente che si sbagliano. Dio non ha bisogno delle nostre parole... Se qualcuno mi accusa di essere un bigotto, un baciapile, un plagiato ed un ingenuo, a costoro rispondo che è vero! Gesù fu crocifisso perchè accusato di essere un bestemmiatore, non negò la sua natura divina e morì sulla croce, consegnandoci la Verità della Sua Parola. Se me la prendessi perché qualcuno mi dà dell'imbecille, con quale umiltà potrei portare la croce che Dio mi ha affidato? Un saluto gentile, Fabio.
  • Fabio Mancini il 04/03/2012 17:43
    Santa Edith Stein, sosteneva che la fede è una luce oscura: luce perché una volta che si abbraccia la dottrina cattolica; dottrina non come un insieme di insegnamenti rivolti al semplice rispetto delle regole e regolette, ma neppure è una dottrina orientata all'ottenimento dell'obbedienza del pensiero e della parola, quanto piuttosto si tratta di una dottrina che converte il peccatore rendendolo compartecipe all'azione salvifica di Dio, mentre è oscura perché nessuno percepisce da dove viene né sensitivamente, né razionalmente. La fede non è una scelta dell'uomo, ma è una iniziativa di Dio che liberamente sceglie i suoi Martiri ed i suoi Santi, ma altresì spinge "all'indurimento" del cuore coloro che Dio ha deciso che vadano nella perdizione. Per questo non ci vedo né plagio, né controllo mentale e neppure favola, o sogno nel quale rifugiarsi. Il cristianesimo è insegnamento, ma soprattutto è esperienza di Dio. Non esiste discorso dove i buoni sono quelli che vanno ogni domenica in chiesa, mentre gli atei sono i cattivi, gli ignoranti, gli impuri. Si tratta che i primi hanno un orizzonte orientato verso la vita eterna, mentre gli altri incentrano le loro energie sulla felicità di questo mondo, dove alla fine della vita non c'è la resurrezione del corpo e dello spirito, ma soltanto la polvere delle loro ossa. Un saluto gentile, Fabio.
  • Anonimo il 04/03/2012 14:37
    Una riflessione che dovrebbe pendere da molte menti, eppure sin troppo spesso sepolta tra insicurezza e convenienza. Ateismo, agnosticismo, ma anche fede nelle sue più colorite accezioni potrebbero essere tracce sparpagliate dal medesimo essere che cerca di vivere: la differenza la fa la circostanza, non solo la genetica. Lo sa bene chi plagia, lo ignora chi lo subisce, ma di sicuro ignoro quale possa essere la strada definitiva. C'è molto da osservare, dentro e fuori le religioni. E poi l'attitudine umana a cercare capisaldi esistenziali spiana la strada alle speculazioni: è più semplice percorrere il sentiero indicato da terzi come quello più retto e pratico, oppure inerpicarsi dove non c'è alcun sentiero perché non esiste meta? C'è differenza tra viaggiare per arrivare da qualche parte -anche se questa "parte" sfugge a tutti i nostri sensi tanto da suggerire che qualcosa non funziona- , e quando è il viaggio stesso ad essere la meta... Chissà, forse la fede è una scommessa che il credente vince sempre, perché in caso d'errore valutativo una volta conclusa la propria vita non può pagare dazio su quanto erroreamente creduto. Mentre chi non ha fede, al termine dell'esistenza, avrebbe modo di ricredersi... Personalmente, in quanto giocatore d'azzardo morale, preferisco puntare sul rischio di dover pagare il conto al termine dell'esistenza: in quel caso avrò modo d'interfacciarmi con questo fantasmagorico creatore per domandargli come il suo operato debba per forza trascendere dalla mia comprensione, che al contrario dovrebbe necessariamente includerlo nella breve esperienza terrena perché annunciato da posteri...
  • Anonimo il 04/03/2012 14:28
    Una riflessione che dovrebbe pendere da molte menti, eppure sin troppo spesso sepolta tra insicurezza e convenienza. Ateismo, agnosticismo, ma anche fede nelle sue più colorite accezioni potrebbero essere tracce sparpagliate dal medesimo essere che cerca di vivere: la differenza la fa la circostanza, non solo la genetica. Lo sa bene chi plagia, lo ignora chi lo subisce, ma di sicuro non so quale possa essere la strada definitiva. Di sicuro c'è molto da osservare, dentro e fuori le religioni. Di sicuro l'attitudine umana a cercare capisaldi esistenziali spiana la strada alle speculazioni: è più semplice percorrere il sentiero indicato da terzi come quello più retto e pratico, oppure inerpicarsi dove non c'è alcun sentiero perché non esiste meta? C'è differenza tra viaggiare per arrivare da qualche parte -anche se questa "parte" sfugge a tutti i nostri sensi tanto da suggerire che qualcosa non funziona- , e quando è il viaggio stesso ad essere la meta...
  • mariateresa morry il 04/03/2012 09:38
    Per Piero: Se c'è il fiume di battezzati che tu dici in Italia, la responsabilità è degli Italiani che se anche non credenti chiedono a tutti i costi il battesimo dei propri figli per una fede che invece abbandonano. Nessuno punta la pistola alla tempia. Di ciò la Chiesa non ha colpa, è il conformismo collettivo che spinge a ciò, e qualora i sacerdoti si sono anche rifiutati di dare i sacramentia persone di fatto indifferenti, essi hanno subito contestazioni ed angherie ( e parlo per fatti che conosco bene). Oggi i non battezzati sono moltissimi, e non mi pare che questo sia un problema, tuttavia molti italiani, cattolici solo formali, e per pura ipocrisia, chiedono i sacramenti, mentre la fede non la praticano quasi mai.
    Quanto al cambiamento di idea, se uno pede la fede, la perde e non può farci un bel nulla. E'successo e succederà. E con questo chiudo il discorso per non togliere spazio agli altri. Ho comunque notato, Piero, che hai una certa vis polemica e per non avere fraintendimenti via web, mi congedo dall'argomento.
  • PIERO il 04/03/2012 07:45
    Cara Morry,
    ultimo mio intervento sul tema, giusto perché mi hai chiamato in causa direttamente.
    Naturalmente dissento profondamente, ma non intendo fare polemica, ogni lettore è in grado da solo di farsi le sue opinioni. Non mi illudevo, inserendomi nel dibattito, che fosse facile per tutti affrontarlo in modo laico. Sai perché mi considero più libero di un credente? Perché io posso sempre cambiare idea, senza per questo sentirmi un apostata. Tu potresti fare altrettanto?
    L'aria mefitica non è qui, è nella nazione italiana, dove la Chiesa Cattolica può dichiarare 50 milioni di aderenti solo perché c'é l'abitudine, diventata quasi un obbligo sociale, di "iscrizione" tramite il battesimo quando si è ancora lattanti e quindi non in grado di scegliere.
    Ultima cosa. La pace e il bene i preti li predicano: noi tutti, credenti e non, cerchiamo di praticarli!
  • mariateresa morry il 04/03/2012 01:01
    Piero, mi dispiace, parti con il piede sbagliato. E te lo spiego perchè: i " non credenti" non sono affatto più " liberi" dei credenti... che tu chiami in maniera un po' retrò i " devoti"... a me di essere trattata con una sorta di compatimento proprio non va... anzi ti dirò di più, a me della tua comprensione posso anche fare a meno, se questo è il presupposto dal quale parti per un dialogo. Se trovi questa risposta un po' duretta, sappi che quello che hai scritto tu, con il tono " concessorio", è abbastanza pesantino da digerire.. qua peraltro non c'è nessuna aria mefitica, salvo a volerla rendere tale ( ma di certo non ho iniziato io..). Pace e bene!
  • mariateresa morry il 03/03/2012 14:58
    Scusa ALessandro.. ma quali sarebbero gli scritti antichi umani pieni di contrnaddizioni??? Ma se la maggioranza della gente che dice di non credere nemmeno conosce i Vangeli!! Non distingue Marco da Luca... Vorrebbero un Dio che li soddisfacesse e li esaudisse in tutto, perchè altrimenti " non è Dio"... Taccio.
  • mariateresa morry il 03/03/2012 08:38
    Mi scusi l'autore, ma come cristiana praticante, convertita in tarda età per mia liberissima scelta, non me la sento di fare commenti, quando qualcuno ha già scritto che al catechismo " riempiono la testa di idiozie". Mi batto già ogni giorno ora con questo ora con quello e con altre mille provocazioni su questo tema... Mai detto che a un buddista o a un ebreo o altro vengono riempite le teste di idiozie...( vedi MAra come viene inteso il tuo rispetto? Ne hai qui un esempio lampante.) ... per cui il mio apporto al discorso sono ben lieta di darlo, ma su altra base. Buona giornata a todos.
  • mauri huis il 02/03/2012 21:55
    Piano, Mara. Io non parlavo dei bigotti nè degli atei più acidi, ma di un sentimento diffuso e quasi del tutto inconscio, una specie di luogo comune insomma. Non volevo creare contrapposizione, ma solo attenzione. Grazie comunque e a presto.
  • Anonimo il 02/03/2012 20:53
    Bravo, bravo, bravo, bravo. Finalmente delle domande giuste da rivolgere ai cosidetti 'bigotti' (e qui a Bergamo e zone limitrofe, ce ne son parecchi, oltre che gran bestemmiatori). Come hanno sottolineato molte persone nelle loro recensioni e commenti, sì, ci deve essere sempre del rispetto, sia da una parte che dall'altra. Il dibattito, ovviamente, non può mancare, perché non è possibile l'essere giudicati senza una netta causa. Un uomo è cattivo se è ateo, mentre se è cattolico-cristiano ha un posto riservato tutto suo in Paradiso? Anche per i preti pedofili o razzisti? Parlate di rispetto quando vi si avvicina un musulmano, un buddista o un ebreo? Sono robe da far accapponare la pelle, purtroppo ce n'è di gente che la pensa così, e siamo nel XXI secolo...
    Per quel che mi riguarda, non credo, ma ho amici cattolici, l'unica cosa che non capisco è perché alcuni adulti sono più intolleranti dei ragazzi...
  • mauri huis il 02/03/2012 19:51
    Certo, c'è ateo e ateo e credente e credente, mai generalizzare, così come non ci vuol più coraggio a credere che a non credere, ma casomai il contrario, stante l'educazione ricevuta. Salvo fedi acquisite, o conquistate, in maturità. Infine non credo che il professarsi ateo sia segno di disagio, non per me almeno. Il disagio deriva casomai dall'effetto che questo provoca nei credenti, ed è proprio quello che ho voluto stigmatizzare. Grazie comunque e saluti a tutti.
  • Anonimo il 02/03/2012 19:18
    Ho sempre avuto rispetto per gli atei, soprattutto per gli atei che non giudicano i credenti in modo sommario e viceversa.
    Credere non è un fatto che abbia appreso sui libri o che mi sia stato imposto dai preti, ma è stata una mia personale esperienza di quella realtà che molti, non avendo avuto la fortuna di conoscere, considerano come una mera invenzione.
    Ciò contrasta con le idee di libertà e di rispetto che ciascun essere, credente o no, dovrebbe avere dell'altro.
    Mi piacerebbe, pure, che non si facesse di tutta l'erba un fascio, anche parlando di preti. Altrimenti mi sentirei autorizzata a fare altrettanto degli atei, ma mi sembrerebbe un giudizio gratuito e fuorviante.
    Complimenti per la tua poesia.
  • Anonimo il 02/03/2012 19:04
    Apprezzo questa forma di catechesi del dubbio, così mi piace chiamarla non in senso dispregiativo, ma con rispetto verso il tuo pensare.
    Personalmente, ritengo che ci voglia più coraggio a credere, che a professarsi atei.
    Penso che ogni uomo stia in ricerca per cercare di comprendere il senso del proprio esistere e che quindi, il professarsi ateo, è un po' come un grido di disagio personale, rivolto verso un qualcuno che possa darci una risposta a questa domanda e non solo.
    Personalmente, credo che la libertà dell'uomo si esprima sempre e comunque, anche per chi è credente; così come l'umanità e la disponibilità di ciascuno di noi, non dipende dal credo religioso e dal credere, ma dal prendere coscienza della propria umanità e, di conseguenza, della propria uguaglianza come uomini.
    In questo senso, un ateo può benissimo essere più attento all'altro uomo, di quanto lo sia un credente e viceversa, ma sempre nel rispetto l'uno dell'altro.
    Nessuno di noi può, infatti, conoscere e giudicare la realtà e l'impegno dell'altro, credente o ateo che sia.
    Questa è in parte la mia riflessione, come piccolo contributo alla tua opera.
    Complimenti per l'esposizione.
  • vincent corbo il 02/03/2012 14:08
    Ho grande rispetto degli atei perchè tra di loro ci sono persone meravigliose.
  • Anna Rossi il 02/03/2012 13:02
    molto intense e profonde le tue riflessioni. ciascuno cerca le proprie domande e ciascuno cerca, poi, le proprie risposte. ma è con la nostra "animacoscienza" che, comunque, dobbiamo fare, in fine dei conti, i nostri conti finali.. Bravo mau
  • Anonimo il 02/03/2012 11:30
    Hai saputo dire cose intime. Le tue riflessioni mi sono arrivate nitide, chiare, sincere, con versi musicali e comprensibili! Ognuno poi farà il suo percorso dentro e fuori di sé. Ciao Mau!
  • Anonimo il 02/03/2012 11:12
    Non ci si etichetta per quello che si è nell'anima e nei confronti degli altri: si è e non si potrebbe essere che così. Karen ha detto nel modo migliore ciò che penso anche io e la ringrazio. Le tue riflessioni sono sacrosante e sofferte e forse davvero in un gregge si va e basta...
  • Teresa Tripodi il 02/03/2012 10:48
    Non credo nella parola che classifica le persone, credo nella gente, mi piace quello che hai scritto e come lo hai fatto è un vero sfogo... magistrale direi... per me non esistoni ne classi di credenti ne quelle di atei esiste L'Uomo in quanto tale... ps mi è scappato il primo commento
    ...
  • Teresa Tripodi il 02/03/2012 10:45
    Non credo nella parola che classifica le persone credo nella gente
  • karen tognini il 02/03/2012 10:23
    Credo Maurizio che l'Ateo vero ha davanti a se un quadro della vita ben preciso.. credo che viva la vita nel rispetto totale perche' consapevolmente sa quanto è breve e preziosa.. credo che sappia amare moltissimo e che non ci sia nessuna differenza con chi ha fede...
    Io credo che l'amore del cuore sia sostanza misteriosa... spirito e coscienza dell'uomo...

    Bravo.. mi è piaciuta...
  • Vincenzo Capitanucci il 02/03/2012 09:50
    Un vero religioso...(spirituale) dovrebbe essere materialista quanto un Ateo... se lo Spirito... non ha presa sulla materia... serve a ben poco... troppe cose brutte abbiamo davanti ai nostri occhi...

    Piaciuta molto... Maurihuis... le nostre menti sono farcite... controllate... calpestate... e dovremo tornare bambini (Cristianesimo)... alla spontaneità (Tao).. di una mente naturale e principiante (zen)...

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