Lampade opache del cielo
accese da fulmini globulari.
Lotta solitaria, al crepuscolo
d'ogni umana compassione.
Vago nel fango dei tempi bui,
la pioggia sulla cappa,
il velluto dei ricordi
a ricordarmi che esisto.
S'aggira l'ingiustizia,
sibilando, a volto coperto,
celando i denti nerastri
e i viscidi occhi di verme.
Succhia silenziosa il sonno
dei troppi dormienti.
Io solo porto ciò che teme:
un grido ai quattro venti.