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Ricordi in dolore

Sei qui,
pur non volendo,
tu resti qui.
Seduta al tavolo della colazione,
del pranzo, della cena.
Dentro il mio letto.
Si! Tu sei anche li.
Ho perso il sonno.
Ti guardo, riguardo
e penso al potere che ti ho consegnato,
con queste stesse mani
mi son suicidato.
Io, penna narrante d'infinite favole d'amore
tu maestra con le parole.
Io troppo debole per reggermi in piedi,
troppo fragile per accettare
le crepe dell'animo tuo
ormai stanco di me,
in questo silenzio ritorno a me
in una forma che ancora non conosco,
che non definisco.
E mi accompagna la malata follia
di ridarti la vita che mi hai sottratto,
mi tiene compagnia la consapevolezza
che la colpa di tutto sia solo mia.
Mi fa sorridere l'idea che esistano morti
Capaci di respirare,
riescono ancora a sorprendermi
gli infiniti volti del dolore
che in tutti i modi ho imparato a sopportare.
È miracoloso che riesca ancora a camminare
senza una spina dorsale.

 

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • cristiano comelli il 13/04/2012 19:46
    Ci sono buone suggestioni in questa poesia. Indicarle tutte richiederebbe uno spazio un po'lungo e io non intendo inflazionarlo in modo abnorme. Mi limito a indicarne qualcuna che mi pare di avere individuato: bella l'immagine del dialogo tra la penna e chi la usa per scrivere poesie; la penna è sempe la stessa per tutti solo in apparenza, diciamo che sceglie di donarsi in una forma particolare a chi desidera farne uso per scrivere componimenti in poesia o in prosa scegliendo, in un certo senso, come rivelarsi a noi a seconda dei caratteri che abbiamo; sì, mi prenda pure per un pazzo ma credo che le penne abbiano un'anima in questo senso; quanto al sorprendersi del dolore, io desidererei per me come per tutti che il dolore ci faccia sorprendere di come sappiamo affrontarlo a testa alta e per le qualità che noi riusciamo a estrarre da noi stessi quando lo proviamo; non intendo ovviamente inneggiare al dolore, solo che occorrerebbe davvero, e mi rendo conto che non è semplice, convertire la sua energia in positività da donare a noi stessi e a chi ci circonda. I morti sono indubbiamente capaci di respirare negli insegnamenti e nell'amore che ci hanno lasciato e, anzi, morendo ci fanno dono del loro respiro chiedendoci di continuare a condurlo per le strade del mondo. Mi sono già dilungato troppo, un cordiale saluto e complimenti.

3 commenti:

  • mauri huis il 18/04/2012 12:45
    Introspezione amara, ma valida stilisticamente, sul tuo innegabile talento. Contesto, ancorchè bella, la chiusa. La spina dorsale c'è eccome!
  • Gianni Spadavecchia il 15/04/2012 08:15
    Chiusa entusiasmante! Ma versi uno più doloroso dell'altro, pieni d'angoscia, da far disperare;però pazzesca poesia!
  • teresa maria serena ascanio il 14/04/2012 11:42
    la penna è sempe la stessa per tutti solo in apparenza, diciamo che sceglie di donarsi in una forma particolare a chi desidera farne uso per scrivere componimenti in poesia o in prosa scegliendo, in un certo senso, come rivelarsi a noi a seconda dei caratteri che abbiamo; come non potrei convenire? grazie di cuore buona giornata!!!

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