invidio
gli alberi, la terra, i fiori
che nel primaverile tempo
beneficano della feconda pioggia
che doviziosamente scende a rinverdire,
a rigenerare, donando certezza
di vita.
Sulla mia terra assetata
baciata da un bastardo sole
di solitudine che prosciuga
speranze, condensando in nuvole
i sogni che evaporano sfaldandosi,
da lungo tempo più non piove
acqua di vita.
In apprensione, scandaglio
la mia sorgente che ogni giorno
s'abbassa di livello,
temendo e gemendo.
Cosa ne sarà di me
se acqua d'amore più mi bagnerà?
Cosa ne sarà di me
se sempre più assomiglio
ad un tuareg che cammina di notte
fra solitarie dune
con una pietra d'opale sul cuore
sorseggiando acqua di consunti
ricordi per non morir di sete?