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Antonio

Antonio.
Cinquant'anni e cinque figli.
Una moglie e una casa.
Non lavoro.
Non lavoro e ho dei figli.
Un colloquio.
Un colloquio.
Un altro ancora.
Non lavoro e ho moglie e figli.
Torno a sera.
Non c'è luce.
Ormai fa freddo.
A stento li guardo.
Che coraggio!
Sono un fallito.
Non l'ho scelto io.
Hanno scelto per me.
Ma sono un fallito.
Li guardo.
Quanto dureremo?
Che colpa hanno loro!
Che colpa ho io!
Da due giorni non mangiano.
Io da cinque.
Li guardo;
è finita!
Che coraggio dir loro:
<<V'amo ma morite!>>.

 

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2 commenti     3 recensioni    

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3 recensioni:

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  • Anonimo il 05/05/2012 21:05
    Hai messo il dito su una situazione che coinvolge molte famiglie e su cui mi permetto di fare delle riflessioni.
    Innanzitutto, specie le persone con una qualifica professionale più bassa, escluse dal lavoro per motivi più disparati, non saranno mai riassunti da alcuno. Questo malgrado l'età lavorativa sia stata innnalzata, d'arbitrio del governo dei tecnici col beneplacito di politici e industriali.
    Lo dico perchè, da sempre, gli industriali hanno cercato di svecchiare i loro organici e non certo di tenersi le persone anziane. Figuriamoci se saranno disponibili a mantenere in servizio una persona dopo i 55 anni o, tanto meno, ad assumerne una dopo i 50, quando considerano già vecchi coloro che hanno oltre i 35-40 anni.

    Viviamo in un'Italia che, da una parte chiede sacrifici a chi li ha sempre fatti e che non ha più neanche la certezza di un lavoro; Dall'altra si regge sulla solidarietà tra disperati e sul volontariato gratuito. Questo perché si spende troppo per stipendi, benefit, indennità di politici e apparati dello stato, senza dimenticare il finanziamento vergognoso che si dà ai partiti, anche dopo aver votato una legge per l'abrogazione di tale balzello.

    Subiamo l'arroganza e la prepotenza di numerose caste, compresa quella finanziaria, che (forse per dipendenza o connivenza?) nessuno ancora è stato capace di limitare o di regolamentare, per il bene di tutti.

    L'Italia che sta assistendo passivamente ai suicidi di quanti non riescono più neanche a pagare le tasse, alla disperazione di chi rimane senza lavoro e con la famiglia allo sbando, alla disoccupazione sempre crescente dei giovani e dei più anziani, alla delinquenza dilagante così come alla corruzione, quest'Italia rappresenta non più gli Italiani che hanno fatto l'Italia, ma solo coloro che hanno pensato soltanto ai loro interessi e alle loro tasche, in barba a tutti i principi di solidarietà, di crescita collettiva, e di servizio.

    E ci sarebbe ancora molto da dire, ma preferisco fermarmi qua.
    Cordialità!
  • Anonimo il 05/05/2012 21:04
    Hai messo il dito su una situazione che coinvolge molte famiglie e su cui mi permetto di fare delle riflessioni.
    Innanzitutto, specie le persone con una qualifica professionale più bassa, escluse dal lavoro per motivi più disparati, non saranno mai riassunti da alcuno. Questo malgrado l'età lavorativa sia stata innnalzata, d'arbitrio del governo dei tecnici col beneplacito di politici e industriali.
    Lo dico perchè, da sempre, gli industriali hanno cercato di svecchiare i loro organici e non certo di tenersi le persone anziane. Figuriamoci se saranno disponibili a mantenere in servizio una persona dopo i 55 anni o, tanto meno, ad assumerne una dopo i 50, quando considerano già vecchi coloro che hanno oltre i 35-40 anni.

    Viviamo in un'Italia che, da una parte chiede sacrifici a chi li ha sempre fatti e che non ha più neanche la certezza di un lavoro; Dall'altra si regge sulla solidarietà tra disperati e sul volontariato gratuito. Questo perché si spende troppo per stipendi, benefit, indennità di politici e apparati dello stato, senza dimenticare il finanziamento vergognoso che si dà ai partiti, anche dopo aver votato una legge per l'abrogazione di tale balzello.

    Subiamo l'arroganza e la prepotenza di numerose caste, compresa quella finanziaria, che (forse per dipendenza o connivenza?) nessuno ancora è stato capace di limitare o di regolamentare, per il bene di tutti.

    L'Italia che sta assistendo passivamente ai suicidi di quanti non riescono più neanche a pagare le tasse, alla disperazione di chi rimane senza lavoro e con la famiglia allo sbando, alla disoccupazione sempre crescente dei giovani e dei più anziani, alla delinquenza dilagante così come alla corruzione, quest'Italia rappresenta non più gli Italiani che hanno fatto l'Italia, ma solo coloro che hanno pensato soltanto ai loro interessi e alle loro tasche, in barba a tutti i principi di solidarietà, di crescita collettiva, e di servizio.

    E ci sarebbe ancora molto da dire, ma preferisco fermarmi qua.
    Cordialità!
  • Ugo Mastrogiovanni il 05/05/2012 17:14
    Questi versi, resoconto amaro di un non infrequente spaccato sociale di oggi, propone la drammatica situazione familiare in cui la crisi ha fatto precipitare tutti e principalmente le famiglie più deboli. Nello specifico, la poesia ha il solo privilegio di esprimere il mondo interiore di chi scrive, che si affida a essa per dare un po' di conforto, sempre poca cosa, a chi vive i tangibili momenti di disperazione descritti in questi versi. Che cosa dire? La situazione è sotto gli occhi dell'intero pianeta. Tutti subiamo una crisi annunciata da tempo: abbiamo vissuto per troppi anni al di sopra delle nostre possibilità, un finto benessere ben noto, ignorato, voluto e propinato dalla grande finanza in mano di non si sa chi, ma certamente gestita da poche mani che muovono il destino della povera gente. Si parla del 2012 come di un anno profetico, destinato a catastrofi imprevedibili; ci siamo mai chiesti chi ha fatto girare questa voce? Non saranno stati forse proprio quei pochi uomini d'oro ai quali il dio denaro muove mani e cervelli? Sarà l'anno di cambiamenti radicali, ormai è palese; non ci resta che sperare nella misericordia del buon Dio che a mezzo del suo Unico Figlio ci lasciò detto: "non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo." Sarà certamente troppo breve, inesperto e inappropriato, questo mio intervento; il tema trattato da "Antonio" è troppo grande e importante per essere illustrato dalle mie parole, ma voglio augurarmi siano servite almeno a ringraziare il bravo Antonello Pio Bonetti, che ha voluto ricordarci questo angoscioso problema, oramai la piaga peggiore per molti di noi.

2 commenti:

  • Anonimo il 05/05/2012 18:54
    Tragicamente vera... purtoppo. Molta gente, credo, ancora non si rende conto della situazione che stiamo vivendo. Cosa fare? Ci lamentiamo tutti, siamo in mano a gente più potente di noi... ma credo che la colpa sia anche nostra, non si fa nulla per cambiare le cose...
    Grazie per questa poesia molto sentita.

    Ps. condivido il pensiero di Ugo.
  • Antonello Pio Bonetti il 05/05/2012 16:29
    cosa ne pensate?

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