Chiusa in questa parte di spazio
alzata metri da terra,
mi comprimo fino all'estremo
considerando le mie libertà.
Vivo e muoio di invisibilità.
Illuminarmi non so
dei miei amori più cechi;
sprofondo nella più cruda demenza
mi privo di tutte beltà.
Vita che muore
in squarci di sangue più lunghi
di eterna dolcezza,
si tinge di rosso la mia umanità.
Cemento da me incarnato
proteggi il corpo da questa caduta
che libera il cuore dalle sue falsità.
Sappi che il mondo non è così raro,
che il riso tutto compiace
nell'ingenua terra dai gesti più bui.
Importanza del luogo natio,
dolore nell'ansia di crescita,
svanisce da me l'orgoglio
del tempo di un'umana sorte.
Vagare nel nostro misero scempio
di mura di vetro e fragilità,
tagliando ferite con aspra menzogna.
Mi duole la vita com'è stata folta
da angosce e dolori,
si riflette lo specchio
guardandomi dentro non so se lo merito
ma la nota più grave risuona:
"non esisti per tutti".