La fine del mese s'avvicina,
è sempre più pericoloso per gli orsi
e i padroni di capre
restarsene al chiuso.
L'ombra tradisce
senza lasciare traccia sugli occhi,
figurarsi sulle dita.
Ci fu un tempo
in cui una poesia
contava più di cento chili di fave,
oggi non si parla d'altro
che di scorciatoie,
mentre l'oro è arrivato alle stelle.
Senza immaginazione
si rimane alla deriva,
con le mani sgonfie.
La vita immobile è un grande bluff,
gira in tondo,
sa confondersi persino con l'infinito.
Meglio le stalle allora,
come sostiene da vent'anni
il naso del mio vicino,
anche se non è tutto grasso
quello che cola sul suo collo taurino.
Che razza di bestia il suo cane,
sempre incazzato nero.
A volte gli grido addosso anch'io,
ma lui è più forte,
mi mette spesso all'angolo
con un solo ringhio.
C'è sempre qualcosa che non va
per il verso giusto, in fondo
tutte le storie s'assomigliano.
La mia è un po' meno tragica,
lo ammetto a braccia conserte,
ma finirà allo stesso modo.
Fiori, abbracci, e una buona saldatura.
Come volete che reagisca,
se anche il migliore degli uomini
è stato liquidato su una croce?
Non voglio corone d'alloro,
mi sono indifferenti i garofani le rose.
Spero solo che prevalga il rispetto,
e che porti almeno un po' di pace
quell'altra via.