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Ebbri di pubblicità

Sfilano irriverenti, indifferenti
schegge di immagini gaudenti,
a tramortire pranzi, cene,
come lame conficcate nei vortici,
di film color sangue o celia;
colori, suoni,
addestrati a proporsi,
cannibali inviolabili di coscienze,
profluvi indominati di prodotti,
inno stridulo allo scegliere
di non poter scegliere;
urla la vera bellezza,
imprigionata e rantolante,
nel corpo luccicante
di una sostanza occultata,
dai carcerieri di parole roboanti;
tutto è un sentirsi condurre per mano,
fino a percepirla stritolata,
dalle spire di messaggi
seducenti e amorevoli,
ma programmati per collezionare prigionieri,
nella stiva talora maleodorante,
del mercato globale.
Pur rinvenire, forse,
un giorno si potrà,
quel sentiero sorridente di liberazione,
che approdare faccia,
a mani tanto poderose,
da saper stracciare e disperdere nel vento,
lo strisciante veleno,
di messaggi falsi e inconcludenti,
perchè il pensiero si riscopra pensiero,
e ritorni il Dio della libera decisione,
che ci riporti a discernere,
tra la vera sostanza,
e i pugnali assassini
dell'immaginazione.

 

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2 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 16/06/2012 18:13
    Sei riuscito a tratteggiare molto bene un bello squarcio sulla vita quotidiana... Mi è piaciuto in particolare come la poesia si avvii concitatamente verso la chiusa, splendida.
    Ti segnalo un errore di battitura: contando dal basso, il settimo verso.
    Ciao

2 commenti:

  • cristiano comelli il 16/06/2012 18:59
    L'argomento che ho voluto portare all'attenzione di questo sito non è certo nè dei più simpatici nè dei più agevoli da affrontare. Ma è un dato di fatto che la pubblicità abbia fatto irruzione, spesso anche in modo selvaggio e scomposto, nel nostro quotidiano e bisogna dunque porsi il problema di come arginarne un'influenza che potrebbe rivelarsi nefasta. Talora mi domando se siamo noi a scegliere i prodotti o se siano i prodotti a scegliere noi. Vi è un tale martellamento che poggia certamente su sicure basi di ricerca e su strategie ben studiate: a furia di urlare messaggi nello sguardo o nell'udito di chi ti vede o ti ascolta, pensano i grandi strateghi dfella pubblicità, lo spirito critico dello spettatore è preso per sfinimento. Non rassegniamoci a un destino così, deciso peraltro da chi conduce la pubblicità. Se non altro per riappropriarci del nostro spirito critico, scegliamo noi di sottoporre i messaggi pubblicitari a una critica serrata, di rimuovere quella patina di miracolistico e infallibile che sembrano etichettare su alcuni prodotti. Non intendo, sia chiarissimo, discutere il ruolo della pubblicità che, come ben recita un adagio, è l'anima del commercio. La pubblicità resta un veicolo promozionale diprima grandezza, indispensabile per chi intenda promuovere un prodotto. Ma un prodotto, appunto, non l'immagine edulcorata e sovrastrutturale di quel prodotto che nulla centra con il prodotto stesso e finisce inevitabilmente per deformarne la vera natura. Di quell'auto mi interessa il funzionamento, mi interessano le caratteristiche e non il fatto che sia illuminata da mille luci psichedeliche intorno, sia pubblicizzata da un comico di terzordine che farebbe bene a cambiare mestiere (io ho in mente chi sia, ma non lo dico per non urtare la suscettibilità di nessuno) o vada in mezzo ai beduini del deserto; io voglio che l'auto funzioni, magari anche che sia bella, ma soprattutto che funzioni, che c'entrano con questo le battute idiote o l'andare in mezzo ai beduini del deserto? E gli esempi si potrebbero moltiplicare. Mi sono dilungato oltremodo, lo so, ma la pubblicità ferisce tanto quanto il nostro spirito critico si assopisce e le concede di metterci i piedi nel piatto. Pensiamoci, perchè altrimenti ci apprestiamo a diventare consumatori robot ombra di noi stessi. Cordialità.
  • cristiano comelli il 16/06/2012 18:24
    Grazie per il commento e per la segnalazione. Cordialità.

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