Lascia che le mie parole
Cantino
L'eterno sapore estatico
Che trasuda
La tua bellezza,
Così splendente da
Annullare ogni
Vana e misera
Ombra.
Nella valle delle tue gote
Odorosi e freschi e variopinti
Fiori
Sbocciano alla tua
Ignarità
Ma essi di certo
Non sono sotterrati
Dall'oblio
Giacché io trascorro
I miei dì,
Altrimenti miserrimi,
Contemplandoli.
E così
Il tempo dilata gli
Orizzonti
E l'estasi dell'attimo
Cangiante in monotonia
Sembra specchiarsi
Nel vuoto lago dei miei
Occhi,
E non è mai sera
Ché il sol stesso
Giace ad ammirar
La tua figura
Che somma si eleva
Tra la selva degli astri.