E noi, che vivevamo seguendo
le tenebre del tramonto,
ora siamo schiavi
nell'oblio dei nostri consensi,
lenti eppure così vivi,
affamati come giovani amanti,
come acqua di madre,
di dea, persi in un amore mai detto,
nell'ingenuo cercarsi degli occhi:
tacita fiducia, immensa pazienza.
I rumori di intrepidi baci,
le balbuzie dell'invidia,
i "mai" scambiatici,
lettere e ancora lettere di fuoco
per attimi di solitudine,
privati di quel noi.
Noi siamo questo amore,
questa quotidianità d'affetto,
noi siamo quella carezza
attesa da sempre.