Cullata dalle dita malinconiche
che carezzano "Angela" con dolcezza
che celebrarono la scelta con la fine
e la fine con la scelta
penso con umiltà al significato e la saggezza
della parola della mente persa
che accomoda le coscienze e svuota la bocca
la parola che ha terrore di se stessa
Pazzia
non è la sposa del barbiturico o il bicchiere
il folle non è il poeta
o l'artista o la sua macchia
non è l'ebete che parla alla sua mosca
non è l'estraneo nella sua stessa stanza
non è lo squarcio nel petto di una colomba
né l'abisso di un cuore malandato
la pazzia sta nell'ubriachezza molesta
che lega menti a tasti di plastica
sta nell'accettazione della convivenza
con ordigni inutili e velenosi
sta nell'insana credenza in un tubo catodico
che sfami sogni invertebrati
a ossuti desideri d'esistere
È la celebrazione e l'inchino a stelle stampate sulla carta
ai chiodi che piantano i piedi sulla terra
Il folle è vestito di tutto punto
e tende la mano
all'ordine
del giorno.