nella mia giovinezza,
ogni sogno d'amore
infranto
era motivo
per cogliere il fiore
della disperazione
e annusandone il profumo
abbandonarmi al pianto
fino a consumarmi
gli occhi.
Il tempo,
la vita,
infallibili maestri.
Smarrita più volte
la strada della gioia,
lunghi e bui periodi
m'insegnarono
la pazienza,
a non mai rinunciare
nè al sogno nè alla speranza.
Ora, in virtù
d'esperienza,
più non raccolgo come allora
i cocci
per ricomporre
l'infranto sogno,
nè al dolore
più di tanto m'abbandono.
Affrancata dal desiderio,
dal possesso,
liberi lascio i sogni,
anche quelli
che faccio adesso,
certa che
ogni cosa
se è la vita
ad elargirla in dono,
se è mia di diritto
e m'appartiene,
può pure allontanarsi,
alfin poi verso di me
riviene.