Trascorse le mie visioni
di cani neri e i pazzi diamanti
stigmatizzate nelle trincee in retrocessione
sconfinata è l'assenza di flauti traversi
stemperata nel postumo
la cocciutaggine delle mie efelidi
La minestra pare incompresa
nel piatto di lexomucillagine
una spuma al mio orecchio d'elefante
disegna un tribale post-cosciente
Dodici ettari percorsi
con una pietra al collo
eclissata dalla seta di un'ombra
una carezza a un pupazzo di tetrapack
consolerà la mia parte affranta
Sarà facile ignorare la mia poltiglia
e scrostare i miei muri di lealtà
sono pronta all'incontro degli occhi
divergendo dal foglio
e da me stessa