Io al centro
d'un regno inventato
rose rampichine aperte
tra i rami d'abete.
Pinnacoli in cerca di cielo
s'ergono in fuso
dal pino di mare
Ruoto lo spazio
all'incontro del giallo di thuia
che sbaffa tra i verdi
Foglie di fico e penduli coni marroni
a grappoli sparsi
Ruoto per cogliere il rosa in sorriso,
il rododendro e in distanza
il saluto delle acacie
mosse da maestra
Dalla notte il rosso disco
ruggisce e risorge
maestoso rifulgendo,
come criniera leonina.
La quinta che da sempre,
in mattini di speranza
e pomeriggi mistici,
di sole ed aria tersa,
maestosa giace a me.
Maestosa la muraglia,
fredda e bruna,
gelida e argentea,
tiepida e verde,
coronata d'esso.
Serpentino bastione
di calcari bigi
carichi di niveo bagliore,
poi brinati di verde,
poi d'estate arrugginiti.
Le aurore d'ocra e rame
il guardiano nero
sagomano in silenzi
Scende la sera sul cielo di Roma,
Odora di traffico e sudore di vita.
Risuona strumenti di stormi d'uccelli,
migranti verso lidi lontani.
Resta da sola l'anima
a fermare un mistero che fugge:
È il tramonto sui sette colli.
Ondeggia il papavero
come re imperante nel verde.
Le spighe lo abbracciano
col calore dell'oro.
Pungono i petali
che si lasciano cullare:
incanto e inganno
del vento di maggio.
Subdole giungono
nuvole di panna
gomma che cancella il blu
oscurando il giorno.
Gocce feroci
usurpano il trono.
Le spighe, serve fedeli,
La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Paesaggi.