In questa terra
ho fatto i primi passi
ho letto i primi versi
ho dato il primo bacio
Tra le sue zolle
c'è la nostra storia
il nostro pane
il seme della nostra libertà
Per questa terra
ho dato in pegno al mondo
il cuore di un bambino
Non ti chiedo
di comprendere il suo cielo
d'amarla come ami la tua casa
di scordare il tuo mondo
Ti chiedo - soltanto -
di non disprezza
Attendi invano
seguendo azioni
già decise
a non stenderti un tappeto
provvisto di buone promesse
intenzioni meravigliose
per il tuo avvenire che si prospetta
insicuro e molto diffidente
fra mattine, ed infinte serate
perse tra inghippi di una storia
partita male e buttata come un sacco
inesistente, nella pattumiera dimenticata
Bimbo smarrito
fra le gelide acque di lacrima
di madre
in una calda notte d'estate
I tuoi occhi son due stelle
spazia il pensiero intorno
la vita elemosini
da chi nell'opulenza sguazza
Senza compenso
lezioni impartisci
sull'esistenza velata
incatenata
nello scrigno dorato
cosparso di nulla.
Precarietà: mi dicono di un male necessario
provo a non pensarci però il problema è serio,
ogni oggettino lo paghi per due volte
e negli acquisti devi fare delle scelte.
Sul lavoro bloccano idee, la gente è inerme
aziende amministrate da chi dorme,
in ogni mestiere si rischia il capitombolo
un ragioniere può diventar funambolo.
Dov'è finito il sogno di papà?
Io quelli miei li ho in
Eclissi di volti familiari
medici infermieri
di mente diversa dalla oscurità del vivere
assuefatti
opulenta società la annulla.
Un filo tra le catene
di sfortunato corpo a tessere
l'anima a Dio libra.
Io, dio rancoroso,
delle barbarie il perchè non capisco
alla illusione del filo
una mia carezza, a Te Francesca, rimanga.
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