Intenso il freddo fa rabbrividire,
malinconia per un natale andato,
ma gioia sincera per l'anno arrivato,
ecco gennaio che ci fa sperare.
Sarà il più corto ma si fa notare,
fra maschere coriandoli e filanti,
febbraio da burla muore un carnevale
ma un altro ne verrà senza rimpianti.
Non è coerente, non ci si può fidare,
sole di marzo che fa capolino,
nuvole sparse lasciano pensa
È notte a Villa Trabia
il ficus muove i rami
come Vulcano il mantice
e l'aria sembra agitarsi,
il faro lo illumina;
colonne irregolari di luci
che puntano al cielo
contorte e cupe, tra le foglie
una musica si espande,
suoni antichi di violini
che evocano i volti
d'antichi popoli
ed ancora attrezzi
vecchie e povere cose,
intanto la brezza
addolcisce l'aria
e la vecchia fontana
a s
È di un fiore il sorriso che l'apre alla vita,
tra molti, in un campo, d'estate, una sera.
Com'è d'uomo la gioia tremante e smarrita,
nel vedere che ancor è già qui primavera.
Settembre in città
( mi volevi viva? prendimi sono quà...)
Temuto atteso
Settembre è ritornato
Eppure con il naso in sù
A cercare
Sempre qualcosa da sognare
scendete dalle nuvole
è tempo di atterrare
Si nasconde in un sorriso
che non c'è
Dentro un caffè
Nel capriccio di un bambino
Uno schiaffo del vento
Diventare grande
e poi giocare al trenino
Tremano gli alberi nei pub
Sul lago una finestra
racchiude
il volto amico,
uno scatto rubato alla solitudine.
Nuvole scorrono il cielo
descrivono
forme insolite:
numeri spumosi
richiamano
sogni infantili.
Dalle cantine forte
odore di vino
custodito
nell'oscurità di
gigantesche botti.
Rumore
di scarpe sul selciato
battono
le pietre lucide,
sussurri, voci discrete.
Tintinna un mazzo di chia
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