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Ombra - Una parabola

pagine: 12

Voi che mi state leggendo siete ancora tra i vivi, ma io che scrivo sarò da molto e molto tempo partito per la regione delle ombre, perchè strani fatti accadranno, segreti saranno rivelati e molti secoli passeranno prima che queste mie pagine siano lette dagli uomini; e quando le avranno viste, alcuni non vi presteranno fede, altri dubiteranno e solo pochi troveranno di che meditare su queste parole che sto tracciando con uno stilo di ferro.
Quello era stato un anno di terrore, pieno di sentimenti più intensi del terrore, per i quali sulla terra non c'è nome: c'erano stati infatti molti prodigi e segni e vicino e lontano, sul mare e sulla terra si erano largamente spiegate le nere ali della peste. Coloro però che conoscevano le stelle ben sapevano che i cieli presagivano sventure e per me, il greco OINOS, era evidente che stavamo per ritornare a quel settecentonovantaquattresimo anno nel quale, entrando in Ariete, il pianeta Giove si trova in congiunzione con l'anello rosso del tremendo Saturno; il particolare spirito dei cieli, se non m'inganno troppo, si manifesta non solo sul globo fisico della Terra, ma anche nelle anime, nelle fantasie, nelle meditazioni degli uomini.
Una notte, entro un nobile palazzo della triste città chiamata Tolemaide, sedevamo in sette intorno ad alcune anfore di rosso vino di Chio; la nostra camera non aveva altro ingresso che un'alta porta di bronzo, che, costruita dall'artista Corinno, era di rara bellezza e si chiudeva dall'interno; nell'oscura camera neri drappeggi, nello stesso modo, chiudevano al di fuori la Luna, le lugubri stelle e le strade spopolate... Ma non si erano potuti così facilmente escludere il presagio e il ricordo del Male. C'erano intorno a noi e presso di noi eventi di cui non riesco a render ragione... sia materiali che spirituali... una pesantezza nell'atmosfera... un senso di soffocazione... un'ansietà e... soprattutto quel tremendo modo di vivere che è proprio delle persone nervose, quando i sensi sono profondamente desti e vivi e nel medesimo tempo le facoltà razionali sono sopite: un peso mortale ci opprimeva e si stendeva sui nostri corpi... sui mobili della stanza... e sui calici dai quali bevevamo; tutti gli oggetti sembravano oppressi e schiacciati... tutti, ad eccezione delle fiamme delle sette lampade che illuminavano la nostra festa; allungandosi in sottili strisce di luce, bruciavano pallide e immobili e nello specchio che la loro luce formava sopra la tavola rotonda d'ebano presso la quale sedevamo, ognuno dei presenti osservava il pallore del proprio volto e l'inquieta luce negli occhi scoraggiati dei compagni.
Tuttavia noi ridevamo ed eravamo allegri alla nostra maniera, ossia... istericamente, e cantavamo i canti di Anacreonte... e tutto ciò era follia e noi continuavamo a bere... anche se il color porpora del vino ci ricordava il sangue: infatti c'era nella nostra stanza un altro personaggio nella persona del giovane Zoilo, che, morto, giaceva avvolto nel sudario e pareva il genio e il demone della scena. Ahimè! Egli non prendeva alcuna parte alla nostra gioia, ma il suo sguardo alterato dalla peste e i suoi occhi, nei quali la morte non era riuscita a spegnere il fuoco della peste, parevano interessarsi tanto al nostro divertimento, quanto i morti possono divertirsi davanti al comportamento di quelli che devono morire. Ma sebbene io, OINOS, sentissi che gli occhi del defunto erano fissi su di me, tuttavia mi sforzavo di non notare l'amarezza della loro espressione e, guardando fissamente nelle profondità dello specchio d'ebano, cantavo con voce alta e sonora le canzoni del poeta di Teo. Ma a poco a poco il mio canto cessò e la sua eco, rotolando lontano fra i neri drappi della sala, divenne fievole e indistinta e svanì.

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5 commenti    

5 commenti:

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  • Leonardo Vannimartini il 23/06/2012 14:53
    Infatti, ma che commento è quello di rino?
  • il 23/06/2012 09:39
    rino, ma chi scrive è Edgar Allan Poe! Hai un'idea di quanti l'abbiano letto? Forse volevi dire che un racconto lungo è difficile da seguire sul web, ma santo cielo, ci sono le stampanti e soprattutto i libri... Oh Gesù...
  • rino barbieri il 19/06/2011 21:21
    racconto lungo e complesso. spesso chi srive non pensa che forse qualcuno vorrebbe leggere.
  • il 28/12/2010 20:27
    Se vi piace questo genere di racconti vi consiglio lo scrittore H. P. Lovecraft.
  • Leonardo Vannimartini il 16/11/2010 22:30
    Breve e denso di atmosfere antiche e buie, narrato da un ombra.