Ti conobbi durante il servizio militare. Ricordi? Io stavo in sala radio, pallido e malato, in mezzo agli spifferi di corrente, con una coperta addosso perchè faceva un freddo cane... e ti sembrai così ridicolo che per mezz'ora continuasti a ridere. Poi mi dicesti che ti sembravo così pietoso che le tue non erano lacrime di riso ma di dispiacere.
Dopo qualche tempo eravamo in giro per Catania in cerca dello scuba. Poi quando ti scassinarono l'armadietto e ti rubarono tutto, io fui al tuo fianco, ti accompagnai dal ferramenta a comprare il lucchetto più grosso, pesava quasi un chilo quel lucchetto!
Dopo il congedo, ci ritrovammo a ricordare i vecchi tempi. Ricordi le nostre incursioni a Monreale? Non pagavamo mai il biglietto dell'autobus... e le discussioni infinite sui libri, sui registi: una volta fummo capaci di parlare per ben due ore del film "Lanterne rosse"... e quando impazzivamo per la cantante Bjork? (la cinese cibernetica, dicevi).
Quando tua sorella pubblicò il suo primo libro e divenne famosa, un giorno mi dicesti: "Stasera guardati il Maurizio Costanzo show". Fu così che andasti a vivere nella capitale e ad un certo punto decisi di venire a farti una sorpresa... non potrò mai dimenticare le nostre stupide risate (sembravamo due iene ridens) su un'autobus a San Pietro! In pochi minuti tutto l'autobus (una linea urbana che da Termini portava al Vaticano) rideva a crepapelle. Ora so che il buon umore può essere contagioso come il morbillo.
Ricordi quando mi dicesti mentre attraversavamo una strada: "Muoviti il culo che qui non siamo a Palermo, le macchine ti mettono sotto in un istante"... era vero!
Poi la Bocca della verità, il Pincio, la Barcaccia... tutti bellissimi ricordi ma l'amicizia finisce, si sa. E la vita continua.
Sciolgo sempre remore nelle parole dell'amicizia, me ne avvolgo come calda coperta in inverno, la percepisco come ombra accogliente d'ombrellone all'azzurro accecante in estate, mentre in autunno la avverto d'oro e frizzante apparente d'epilogo sul viso, e in primavera, ecco essa com'è intuita meravigliosamente nel cuore: colorata di ridenti riflessi di fioritura che inteneriscono d'affettuosa rinata simpatia e vivacità pure la mia vita!
...
Mi è tornato il mal di testa e questo mi fa pensare che non sono ancora in forma. Ora sarà bene che rientri e che riposi.
Tu m'aspetterai Sandra, so che m'aspetterai, anche dovessi dormire a lungo. Non me lo hai ancora detto ma suppongo che tu voglia rimanere con me qualche giorno.
Ed avevo ragione! Eccoti ancora qui, accanto a me. Ti vedo sorridere in modo nuovo e qualcosa nel tuo sguardo mi sfugge. Che ti succede Sandra? Perché sei elusiva quando ti chiedo di restare qui con me per qualche giorno? Farebbe bene anche a te sai, quest'aria pura ed io ho la certezza che, in tua compagnia recupererei più in fretta la salute.
Hai ordinato al cameriere la cena sulla terrazza e ne sono entusiasta. Guarda com'è blu il cielo in quest'ora e come sono rosse le dolomiti. L'archetto della luna con la sua stella accanto, già brilla nella breve volta chiusa dalle cime rossastre nella sera.
Farà freddo tra un po' e dobbiamo indossare la giacca a vento.
Sandra, ma dove sei? Sei sparita di nuovo. Mi sono distratta un momento a guardare il cielo e tu subito hai approfittato per andare chissà dove. Perché non te ne stai un poco qui tranquilla a parlare con me? In fondo è l'unica cosa che ti chiedo. Probabilmente ti annoi; è strano che ti annoi, non è mai accaduto che la conversazione cadesse fra noi. Abbiamo sempre parlato tanto insieme, ci siamo dette mille e mille cose; sappiamo tutto l'una dell'altra e tu sei parte di me, della mia vita. Credimi non saprei più vivere serenamente senza la tua amicizia.
Pronto, cameriere, dica alla signorina Sandra Moreni che l'attendo sulla terrazza, prima della cena. Grazie!
Come mai la cena è già stata servita e Sandra ancora non si vede? E perché poi ci sono tre coperti? Siamo solo in due...!
Oh, finalmente sta arrivando; ma non è sola. Giacomo! C'è Giacomo, Sandra è con Giacomo; è venuto a trovarmi! Ma quanto sono agitata, sono addirittura emozionata ed ho le guance in fiamme. Non me lo aspe
Scrivo queste righe, che mi sorgono dal cuore, in questo bellissimo sito, con la certezza che Sabrina non le leggerà mai (non credo neppure che sappia della sua esistenza e tanto meno che io ci scriva in esso), ma lascio questa testimonianza a futura memoria e a beneficio di tutti coloro che avranno la pazienza di leggere queste modeste parole, che tuttavia sono impregnate di un affetto che non credevo di poter più provare.
Potrei iniziare a parlare del rancore che ho provato (e che a ben vedere provo ancora) per Sabrina, per le ferite profonde che ha inferto al mio animo, ai miei sentimenti. Ma sarebbe come iniziare un racconto dalla frase "e tutti vissero felici e contenti". Sarebbe un'operazione inutile, sterile, fine a se stessa.
Voglio invece parlare della delusione provata sul fatto di come l'egoismo umano non riesca a far vedere le cose come stanno, come non si riesca a capire quali sono i sentimenti di chi ti sta davanti, di colui che pensi di conoscere e supponi di poter giudicare. E tutto quanto è intriso da falsità e menzogne. Quando si crede di essere più forti dell'altro, quando si pensa di poterci muovere autonomamente con le nostre gambe, bisogna sempre ricordarsi di quando non era così, di quando avevamo bisogno dell'altra persona per non incespicare o addirittura per non precipitare. Quando dicevi "ti voglio tanto bene" e non erano solo parole gettate al vento o vuote ipocrisie, ma ci credevi veramente e sapevi di poter contare su di me.
E quando sei "vincitore", invece, diventi cattiva, egoista, vuoi vendicarti. Di cosa poi? Dell'affetto che l'altro prova per te?
Come dicevo, c'è rimasto solo il senso di delusione, perché hai pensato di avere di fronte una persona che quando fosse stato il tuo turno di avere bisogno di aiuto, si sarebbe dimostrata generosa e ti sarebbe stata vicino a qualunque costo anche di fronte al mio pianto, al mio dolore, alla mia tristezza.
Perché è questa l'amicizia, quella che - anche sotto altre spoglie - h
Lo so forse dovrei essere a dormire, dovrei anche smettere di scriverti, scrivo ad un fantasma, ho solo pensieri confusi, un vortice di emozioni e vorrei trovare le parole quelle 'cazzo' di parole che non ti fanno mai rigettare con giustizia l'anima, vorrei scrivere e ancora scrivere senza mai fermarmi, strappare alla mia anima la sua voce, vorrei che parlasse, che urlasse tutto e potesse dirmi tutto quello che lei testimone del mio Io vede, cosa ho di giusto e di sbagliato, vorrei gridare che tu mi manchi...
Vorrei dipingerla la mia fragilità perché forse fingo di essere forte, o forse lo sono davvero
A volte sento una grande forza, un energia forte che sembra sempre che stia per esplodere e mandare in frantumi la gabbia di vetro in cui mi trovo, poi sento la liberazione tutto si calma
ritorna piano il silenzio...
Cammino in punta di piedi per rientrare nel mondo, domani mattina tutto procederà cadenzato come sempre, come se nessuna tempesta fosse avvenuta
La mia anima vede, sente, tutto quello che a me è oscuro, quando ci sarà pace fra ragione ed anima? Solo dalla loro unione può nascere, crescere, trasformarsi la mia vita...
Ti cerco sai?
Ti cerco nei pensieri, nelle mie emozioni
Dove sei? Perché non torni?
Una notte ti confidai che su tutte le cose che per me avresti potuto fare una sola è quella a cui più tenevo, ti dissi: "non smettere mai di rifletterti e risplendere dentro di me, non lasciare mai che il tuo calore mi possa abbandonare"
Non lo sopporto sai il freddo, il gelo delle emozioni senza vita, l'aridità del cuore, le stalattiti di lacrime... i sentimenti pietrificati come statue immobili refrattarie a pioggia e vento...
Ho solo un grande desiderio ora, essere come la palma nella tempesta che flessibile si piega fino a toccare con la chioma terra, cosi flessibile da lasciare con dolce fermezza e clemenza scivolare la tempesta su di se... vorrei che i miei pensieri possano essere come il ciottolo che cadendo nell'acqu
Una notte con Bryter Layter in loop. Il sole sorgerà più tardi, non potrà essere altrimenti. Rubare le parole alle canzoni. Come fanno i ragazzini con i cantanti melensi che si sentono alla radio.
Perché c'è una gran confusione. Dar retta a tutti non si può. Vorrei ascoltare quello che non ha più la stessa voce. Ha cambiato anche le parole. Non è più muto. Ma neanche il contrario. Povero ragazzo per lui è davvero difficile volare. E tutti gli amici che ha conosciuto sono rimasti indietro. In un altro tempo, in un altro spazio. Loro lo mantenevano vivo. Non c'è altra spiegazione. Adesso rimanda il distacco, già avvenuto, al giorno dopo. A quello dopo ancora. Prima o poi dovrà decidersi. Come sempre non avrà fretta.
It's really too hard for to fly.
Vorrei, per favore, una seconda possibilità, vorrei poter provare con una nuova faccia, per favore.
La prima volta sono caduto, sono finito più in fondo di quanto potessi mai pensare. Adesso sono di nuovo sulla terra, un vagabondo, arrivato dal passato, che forse è un ostacolo. Che vorrebbe un'altra possibilità. Un'altra possibilità di volare.
Povero ragazzo, così dispiaciuto per se stesso,
Povero ragazzo, così preoccupato per la sua salute.
Ogni giorno può dire dove passerà la notte.
Non saprei dire il motivo per cui sono venuto, meno ancora perché sono tornato. Sembra che me ne sia dimenticato, però me lo ricordo. Me lo ricordo bene. Vorrei, riprovarci, per favore, un'altra volta. Nonostante le molte difficoltà. Nonostante la caduta, vorrei che le nuvole rotolassero via, anche se non posso negare che è veramente troppo difficile volare.
Povero ragazzo, così preoccupato per la sua vita.
Povero ragazzo, così dispiaciuto per se stesso,
Sarà davvero entusiasta d'aver preso moglie?
È ancora nella mia mente, è ancora un illusione. Vorrei ritrovare per un momento la nostra strada.
Prendere un po' di tempo per rendere chiara la storia. Sollevare i piedi da terra, tog
Ero appena uscito con il mio migliore amico Carlo. Era una bella giornata, ideale per una passeggiata. Io e Carlo camminiamo sempre a ridosso di una strada molto trafficata di notte, perché ad un km in direzione nord, c'è una rinomata discoteca per ragazzi.
Quando vidi Charlie disteso sull'asfalto, Carlo si era allontanato per andare a fare un bisogno. Si fida di me quindi mi lascia sempre andare dove mi pare. Charlie era sdraiato sull'asfalto, respirava a malapena e mi guardava con occhi supplichevoli. Qualcuno la notte precedente, evidentemente, era troppo allegro per potersi accorgere che Charlie, in quel momento, stava attraversando la strada e doveva essere anche molto spaventato dato che non si è neppure fermato ad aiutarlo. Chissà da quanto tempo era lì.
Non mi sentivo di lasciarlo lì. Aveva le gambe rotte, e da un taglio sulla pancia gli fuoriusciva un po' di sangue.
Guardai la strada e poi mi feci coraggio. Oltrepassai il guardrail e mi avvicinai cautamente a Charlie. Lui restava immobile e mi guardava. Mi accovacciai accanto a lui e cominciai a consolarlo. Carlo aveva finito da poco il suo bisogno e mi stava chiamando. Non risposi. Rimasi lì con Charlie.
Il rumore di una macchina in avvicinamento ci fece drizzare le orecchie. Charlie mi guardò con degli occhi di rimprovero, come se mi stesse ordinando di lasciarlo lì. Non lo feci. Rimasi immobile accanto a lui.
Carlo chiamò ancora una volta il mio nome e io ancora una volta non risposi. Poi lo vidi avvicinarsi al guardrail chiamandomi a squarciagola. La macchina si avvicinava sempre di più.
Io non mi mossi. Charlie abassò la testa sull'asfalto e chiuse gli occhi. La macchina cominciò a frenare e Carlo smise di urlare. La macchina si fermò a poco più di un metro da noi.
Carlo scavalcò velocemente il guardrail e ci raggiunse. L'uomo all'interno dell'auto uscì velocemente dall'abitacolo e si inginocchiò accanto a noi.
Adesso Charlie sta bene, ha trovato una famiglia che si prende
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