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Racconti sull'amicizia

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Le strade di Dio sono finite

Questo è il mio mondo senza rose e senza fiori, questo pensava Jack mentre tornava in quel treno dalla guerra, erano appena arrivati all'ultima stazione; da qui in poi il treno non faceva più fermate per nessun motivo ora si andava dritti a casa.
Jack si girò verso il finestrino e appoggio la testa, guardava fisso il paesaggio verso le belle montagne che facevano da sfondo al triste rumore del treno sulle rotaie.
La sua mente vagava senza controllo verso giorni lontani che gli parevano quasi anni o forse secoli,
ritornava alla sua casa di campagna dove trascorreva le lunghe giornate d'estate con la sua famiglia, rivedeva sua mamma e suo padre che prendevano il sole fuori dalla terrazza e suo fratello che dipingeva le montagne, proprio quelle montagne che ora si proponevano con la stesso forma e con lo stesso senso di grandezza di allora, questi ricordi provocarono un lieve senso di benessere sul viso di Jack, e sorrise.
Poi i ricordi diventarono meno vaghi, ricordò il giorno in cui decise di partire per la guerra, in quel tempo egli pensava che era la cosa più fantastica e più avventurosa che gli potesse mai capitare, quasi gli ritornò in tutto il corpo quel energia che possedeva allora, quel energia infusa di gioia e di giovinezza che ormai da tempo l'aveva abbandonato. Questa sensazione gli diede un così senso di benessere e di pace che si addormentò.
Ma i sogni che fece dopo essersi addormentato non furono dello stesso stampo, rivide il sangue dei nemici alzarsi dalla polvere a causa del vento e finirgli addosso, dipingendo di rosso la sua divisa verde, ricordò quel infausto giorno, il più brutto della sua vita, quando durante una ricognizione lui e tre suoi amici trovarono delle truppe nemiche di passaggio: fu il panico; rapidamente Jack incalzo il mitra, pesava come un macigno e non riusciva nemmeno a impugnarlo correttamente, la paura lo aveva devastato, ma i suoi amici furono molto più lesti e coraggiosi in un batter d'occhi crearono

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   1 commenti     di: ciro perino


Solo per te

Non so fino a che punto sia riuscita, ma penso che troverai il fiore che avevo "raccolto" per te a Pasqua. L'avevo catturata, questa immagine, proprio pensando al tuo compleanno e l'ho trasferita su una chiave usb per averla con me in agosto.
Ti rinnovo i miei auguri e ti invio questo colore di vita, di passione, che ti abita per il tuo Gianni e per la vita, che so che ami, perché ti faccia compagnia nei giorni appannati, smorti, o quando vai a nasconderti nello stanzino delle scope...
Anche oggi è una bella giornata, anche se mi assalgono svariati pensieri come al solito e non è facile tenere il cielo sgombro in queste condizioni.
Ma sento cose attorno a me che accadono a persone che conosco, che sono raccapriccianti e non puoi pensare altro di essere fortunata.
La vita è certamente bellissima ma, a volte o molte volte, è come una fiera feroce, con un solo gesto della mano ti può annientare o distruggere tutti i tuoi sogni, i tuoi idoli.
Scrivere poesie o altro, camminare tra le parole, spesso sembra solo una perdita di tempo tra i balocchi, una fuga per rifugiarsi in una terra che non esiste a continuare il gioco dei bambini.
È un po' il mio, ma non solo il mio, eterno dilemma, cercando di capire se ciò che accade ha un senso, è un compimento, è una nuova frase di un romanzo o è solo una accozzaglia di casualità.
Nessuno dentro di me, se non una voce sconosciuta che ancora dorme o che si sveglia solo a tratti, può rispondermi.
Intanto guardo il luccichio del mare sotto il sole e aspetto, sto come in ascolto, forse del canto delle sirene, come Ulisse, che voleva e non voleva sentirle.
Nel frattempo ti mando i miei più cari auguri, insieme al profumo ideale di questa rosa rossa che non sa sbiadire.
Un tenero abbraccio

   5 commenti     di: Chira


Al di qua degli ochi - stralcio

...
Spero che Sandra mi prepari qualcosa da mangiare, qualcosa di leggero come ha detto il medico; purché mi piaccia e mi faccia sparire questo sapor di lingua che mi da la nausea.
Ma Sandra non si è neppure fatta vedere. Forse non sa che sto male; intanto io me ne sto qui buona- buona e rilassata; ora che il grande freddo è passato e non tremo più.
Il termometro, dov'è il termometro? Ah, è qui nel cassetto del tavolino; dovrò tenerlo in bocca per almeno cinque minuti.
Quarantuuuuunoooo??? Mioddio, ma io forse sto morendo e nessuno me lo dice! Sono forse già morta? Ma non vedo la lunga galleria buia che finisce in fondo nella grande luce. Che stupida, quella è riservata ai pochi fortunati che probabilmente sono destinati ad andare direttamente in Paradiso. E se fossi davvero già morta? In questo caso non avrei potuto leggere il termometro. No, non lo sono ancora; quasi, però! Se non si sbrigano a vincere questi benedetti antibiotici finiranno per avere la meglio i batteri del virus micidiale.
Sandra mi ha lasciato il risotto con una bella manciata di parmigiano. Ha pensato che dormissi e se n'è andata subito. Il risotto mi attira, ma forse non lo posso mangiare con la febbre a quarantuno gradi.
Poveretta, non lo sa ancora che sono malata; quando lo saprà si metterà ad urlare come al solito, rimproverandomi la negligenza per tutto ciò che riguarda la mia salute.
A suo parere dovrei vivere di pesce, insalata e frutta; mai un gelato, mai una brioche, e assolutamente vietato ogni tipo, di salume, di formaggio dal vago odore di stagionatura. Con questo malanno che mi sono presa, la lista sarà ancor più ridotta. Ahimè! Guai ad ammalarsi, perché per guarire da un male c'è un modo solo ed è quello di digiunare, o quasi. I grassi sono causa d'infarto in quanto lasciano residui di colesterolo nelle arterie, facendole irrigidire, rendendole quindi fragili e facili alla rottura.. Se poi pensiamo che le arterie sono numerosissi

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   0 commenti     di: Verbena


Centotrentotto

Ora c'era questo autista che andava per lungo e largo in quello schifo di traffico della sua città.
Alzò la mano al buio e toccò la sveglia.
Trovò subito il tasto e il suono tremendo che gli entrava nella testa smise all'istante.
Poi si riaddormentò ancora e pochi secondi prima che l'orologio segnasse le 05:15 si alzò e disattivò la sveglia.
Uscì in balcone. Da dietro il secondo palazzo, messo di traverso tra il suo e gli altri del cortile, si riusciva a vedere il vialone illuminato.
Nell'aria già calda e puzzolente del mattino estivo ballavano ancora le luci dei lampioni.
Rientrò mentre il camion svuotava i cassonetti con il loro fragore incurante dell'alba.
Indossò la divisa col solito umore.
Voglio dire, non che il suo umore avesse qualche qualità. Di solito non aveva umore prima di iniziare a lavorare. Nulla. Zero sentimenti. Solo balle che si raccontava per non avere troppe complicazioni con se stesso e con gli altri.
Si annodò la cravatta. Si lasciò la porta alle spalle e quel rifugio dove tornare era l'unico calore della giornata.
Scese a piedi. Quei due del piano di sotto già avevano attaccato a litigare eccetera eccetera.
Il lunedì era una brutta bestia.
Alla fine della domenica non vedeva l'ora che arrivasse, all'inizio del lunedì non vedeva l'ora che finisse.
Il deposito era a pochi minuti.
Salì sulla vettura. Aveva gli ammortizzatori andati anche se aveva solo due anni, ma inutile chiedere assistenza. Era un miracolo che potesse ancora fare su e giù.
Arrivò al capolinea alle cinque e cinquantasei, attese le sei fumando una sigaretta sul marciapiede, poi chiuse le porte e partì coi primi passeggeri. Ormai non li osservava più. Li conosceva a memoria, quasi sempre gli stessi: quello con la valigia, le due ragazze slave, il pensionato che legge, quel testimone di Geova con la Bibbia, due operai che ancora non avevano licenziato. Si, più o meno erano tutti.
Partì e cominciò a fare su e giù, prima senza traffico, poi

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   0 commenti     di: Giacomo D'Alia


La visita

Cara amica mia! Com'è bello sapere che ci sei nella mia vita. Hai saputo riempire il vuoto che avevo nell'anima con la delicatezza del tuo buon cuore e l'attenzione della tua intelligenza. Hai abbattuto tutte le riserve, hai superato le mie diffidenze e ti sei fatta conoscere fino in fondo, senza veli, senza finzioni. Io ti stimo ed ho fiducia in te. Spero per te una felicità piena, che ti sia data da un uomo meritevole della tua bontà e della tua seria e meravigliosa bellezza.
Sei tu una delle belle a cui pensavo poco fa e tu lo sei davvero bella, perché dal tuo volto traspare la bellezza interiore che rafforza ed evidenzia ancor più ciò che sei all'esterno.
Pochi sanno come sei e, probabilmente pochi lo sapranno perché nella vita soltanto con qualcuno si riesce ad essere autentici fino in fondo, esponendosi senza problemi. Di solito occorre esser prudenti e non prestare il fianco avventatamente, poiché si trova sempre chi è pronto ad approfittare e, non di rado anche a ferire.
Mi è tornato il mal di testa e questo mi fa pensare che non sono ancora in forma. Ora sarà bene che rientri e che riposi.
Tu m'aspetterai Sandra, so che m'aspetterai, anche dovessi dormire a lungo. Non me lo hai ancora detto ma suppongo che tu voglia rimanere con me qualche giorno, qui in montagna dove faccio convalescenza.
Ed avevo ragione! Eccoti ancora qui, accanto a me. Ti vedo sorridere in modo nuovo e qualcosa nel tuo sguardo mi sfugge. Che ti succede Sandra? Perché sei elusiva quando ti chiedo di restare qui con me per qualche giorno? Farebbe bene anche a te sai, quest'aria pura ed io ho la certezza che, in tua compagnia recupererei più in fretta la salute.
Hai ordinato al cameriere la cena sulla terrazza e ne sono entusiasta. Guarda com'è blu il cielo in quest'ora e come sono rosse le dolomiti. L'archetto della luna con la sua stella accanto, già brilla nella breve volta chiusa dalle cime rossastre nella sera.
Farà freddo tra un po' e dobbiam

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   5 commenti     di: Verbena


I love you

"Ti amo!"
"Non è vero!"
"Come scusa?"
"Tu non mi ami, io sono solo il tuo migliore amico... Tu ami Federico, non me!"
"No... Ce... Alex, io ti amo... Punto!"
"Io no Ele..." Alex la stringeva forte fra le braccia... Non la lasciava andare. "Ti voglio troppo bene per amarti... Sei il mio angioletto, la mia giuda, la mia migliore amica..."
Bacio...
Erano riusciti ad evitarlo fino ad ora, ma, a quel punto era inevitabile...
Quel bacio, iniziato piano piano, molto timidamente, si trasformò pian piano in un bacio sempre più grande, passionale, ma amichevole...
E poi si ritrovarono così, coricati l'uno di fianco all'altra su una spiaggia deserta...
Ele, occhi chiusi e mani incrociate al petto, pensava... Che cosa aveva fatto?! Non ci poteva credere... Non ci voleva credere...
Alex occhi spalancati, aveva paura che la cosa potesse degenerare e sfuggirgli di mano...
Il sole nel frattempo si immergeva all'orizzonte, in quello specchio chiamato mare... Chiamato "Marina Piccola"...
Parlavano...
Non si guardavano negli occhi e nessuno dei due aveva il coraggio di accennare a quello che era appena successo fra loro... I due quindicenni non volevano credere a quello che tra loro stava succedendo...
Dopo un po', Alex, abbracciò Ele e le sussurrò un -ti voglio bene. All'orecchio.
Lei iniziò a piangere...
"Alex, ti prego, quello che è successo oggi deve restare tra noi! Fede non deve saperne niente!"
"Come vuoi tu Ele... Però, ti prego, abbracciami..." Si abbracciarono e coccolarono un po'...
Finché quel tramonto non finì...
A quel punto andarono alla fermata del pullman, erano ormai le 8 di sera e al capolinea del QS erano soli!
Dopo mezz'oretta scesero dal pullman...
"Ciao Alex, mi son divertita oggi!"
"Anche io Ele..."
Bacetto timido sulla guancia...

   10 commenti     di: F S


Un amico ritrovato

Ritrovato nei pensieri, dopo tanti cambiamenti, dopo una vita riordinata e un po' rimarginata.
Ma lui quel amico c'è sempre stato, forse anche vicino a me, nei miei ricordi e pensieri, nei momenti più bui.
La paura di rincontrarlo per tante ragioni, forse anche stupide, quelle che l'avevano accantonato e allontanato.
Per fortuna l'ho ritrovato era li che mi aspettava, un po' imbronciato e forse deluso, non me la mai detto sinceramente, forse per paura di toccare un argomento dolente, certo per entrambi.
Un giorno mi venne in mente di scrivergli una lettera anonima per paura che non la gradisse, su quel foglio bianco al momento non sapevo cosa scrivere, per fagli capire, che lui il mio amico mi mancava.
Tutto ad un tratto mi resi conto che la lettera era troppo lunga, le scuse erano troppe forse banali.
Però non fu più anonima, io volevo solo "il suo perdono"allora decisi che non fu l'ultima lettera, ma una delle tante.

   1 commenti     di: daniela



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